L’impatto dei Rookies con il pianeta NBA è uno dei principali motivi di interesse delle prime settimane di regular season. Diciamoci la verità, il piccolo scout che si trova in tutti noi appassionati è troppo curioso di verificare la bontà delle proprie idee sui vari prospetti.
La Draft class 2019 non fa eccezione, nonostante l’infortunio al ginocchio che ha rimandato a data da destinarsi il debutto dell’atleta più atteso, Mr. Zion Williamson.
Chiaramente, ad appena due settimane dall’inizio delle ostilità è impossibile trarre qualsiasi tipo di conclusione. Ma questo non ci impedisce di proporre alcune considerazioni su quanto visto so far.
KENDRICK NUNN E TYLER HERRO
Sono arrivati agli Heat con percorsi diametralmente opposti, uno dopo una carriera al college a dir poco travagliata, l’altro direttamente dalla fabbrica di prospetti gestita da John Calipari. Parliamo di Kendrick Nunn e Tyler Herro, due guardie che hanno iniziato a farsi notare fin dalla Summer League di Las Vegas, e non hanno nessuna intenzione di fermarsi. Nunn è un mancino ugualmente a suo agio sia in penetrazione che nel tiro dalla lunga distanza. Dopo aver segnato vagonate di punti a Oakland prima ed in G League poi, finalmente ha trovato un team disposto a investire sul suo talento.
“I know I belong to this level, and I know what I’m capable of doing on the biggest stage. So, I mean, it’s no surprise to me. It’s pretty normal to me”
Dopo 6 partite Nunn è il top scorer dei lanciatissimi Heat, con 19.5 punti ad allacciata di scarpe, più 3 assist e 1.7 recuperi, tirando il 48% dal campo, il 44% da tre e il 100% ai liberi.
Herro è considerato dai più principalmente un tiratore, in grado di sparare in uscita dai blocchi, ma anche dal palleggio. Occhio però, non è ‘solo’ un cecchino, tratta bene la palla e non esita a buttarsi dentro quando individua un buco nella difesa. È già un buon passatore, e con il tempo non potrà che migliorare in questo fondamentale, una volta che avrà capito come utilizzare al meglio gli spazi aperti dalla sua sola presenza sul parquet.
Le sue medie recitano 15.7 punti, 6 rimbalzi e 2.8 assist, con il 43% dal campo, il 36% da tre e l’81% ai liberi.
RJ BARRETT
Pur nella confusione tecnica dei Knicks, RJ Barrett sta già mostrando di che pasta è fatto.
Parliamo di un’atleta che ha programmato nei minimi dettagli lo sbarco in NBA. Etica lavorativa e mindset da star, non ha il minimo timore delle luci e dei facili mormorii del Madison Square Garden. Attaccante temibile in transizione, non ha paura dei contatti e di lottare sotto i tabelloni. Dal punto di vista fisico e atletico non sembra assolutamente un rookie, coach Fizdale ha speso parole importanti per lui, paragonandolo addirittura a Kawhi Leonard.
Dopo 7 partite è il miglior realizzatore dei Knicks, con 18.3 punti x game, conditi da 6.1 rimbalzi, 3.3 assist e 1.4 recuperi, tirando il 43% dal campo,il 36% da tre e un rivedibile 48% ai liberi.
JA MORANT
Non deve essere semplicissimo guidare il proprio team NBA fin dalla prima partita da professionista, eppure Ja Morant sembra non abbia fatto altro nella vita…
Top scorer e miglior assist-man della Draft class con 19.5 punti e 5.5 assist a partita, è già in grado di manipolare e battere le difese avversarie con la sua irresistibile combinazione di atletismo, velocità e ball handling.
Prende oltre il 63% delle sue conclusioni dopo almeno 3 palleggi, con risultati ottimi.
Il 54% da due, il 60% nella restricted area ed il 50% da tre molto probabilmente non sono -tutti- dati sostenibili nel lungo periodo,ma rendono l’idea delle potenzialità offensive del prodotto di Murray State. Se a queste poi ci aggiungiamo il talento e la predisposizione naturale che ha nel coinvolgere i compagni….Gran colpo dei Memphis Grizzlies.
HONORABLE MENTIONS
- Matisse Thybulle sta facendo esattamente ciò che ci si aspettava, ovvero difendere con un’intensità pazzesca e sfruttare la sua apertura alare per sporcare ogni pallone.
Dopo 6 partite siamo a 2.3 rubate e 1.2 stoppate di media, oltre a 3.5 deflections….il tutto in 18 minuti. Da parte sua l’ex Washington crede che il merito sia tutto del suo quadriennio agli Huskies: “Sono arrivato in NBA pronto alla sfida perchè ho lavorato molto, i 4 anni al College mi hanno aiutato tantissimo a giocare sempre con un alto livello di intensità, a rimanere sempre concentrato”
- L’unica luce nell’inizio di stagione dei Warriors? Senza dubbio Eric Paschall, ala da Villanova che inizialmente aveva raccolto consensi per la sua versatilità in difesa. Ma anche in attacco non se la cava malissimo, per informazioni chiedere ai Trail Blazers:

- Tra i 10 rookies in doppia cifra media è doveroso segnalare P.J. Washington, ala che gli Hornets inizialmente pensavano di destinare in G League…L’ex Kentucky continua a migliorare esponenzialmente in attacco, senza però perdere la sua identità di rimbalzista/difensore.