NBA, Sixers: la prospettive di Ben Simmons

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Ben Simmons

Da quando è entrato nella Lega, Ben Simmons è sempre stato uno dei giocatori più chiacchierati. Prima per il botta e risposta – a cui peraltro lo stesso Simmons pare aver sempre dato poca importanza – con Donovan Mitchell per la famigerata questione sul premio di Rookie dell’Anno; e poi per il suo stesso gioco, sempre oggetto di attenzione, anche morbosa, in un certo senso, sia da parte dei tifosi che dei media. A 23 anni, Simmons è già uno dei migliori giocatori della Lega ma c’è ancora molto da fare prima che il chiacchiericcio attorno a lui si quieti (ammesso che mai succeda).

OLTRE AL TIRO C’È DI PIÙ

Ormai lo avete letto dappertutto e in ogni salsa: “Ben Simmons deve imparare a tirare”, “Ben Simmons tira con la mano sbagliata”, “Ben Simmons non diventerà mai un top se non mette su un tiro credibile”, ecc, ecc.
Per carità, un fondo di verità indubbiamente c’è. In poco meno di tre anni in NBA, l’ex LSU ha tentato 23 tiri da tre, mettendone solo due (nel computo totale, ovviamente, ci sono anche i tiri da metà campo a fil di sirena). In una Lega che si apre sempre di più verso l’esterno, e in cui anche molti lunghi hanno dovuto imparare a tirare da lontano pur di sopravvivere, avere un play totalmente incapace di segnare un tiro piedi per terra, figuriamoci dal palleggio, è un problema.
Il primo passo che il nostro dovrebbe essere in grado di fare è quello di avere il coraggio di alzarsi dalla media, per poi provare ad allontanarsi sempre di più verso l’arco, e oltre.

Per intenderci, Simmons deve essere capace di prendersi un tiro del genere, all’altezza della lunetta con il difensore che gli lascia lo spazio necessario: invece, il numero 25 dei Sixers è costretto a servire Milton da oltre l’arco, Milton che però manca il bersaglio.
In fondo, pensiamo un attimo a Giannis, che è diventato MVP pur senza un tiro da tre credibile: questo perché il suo gioco ha saputo sopperirvi. Simmons potrebbe benissimo diventare un tiratore da tre mediocre, mantenendo comunque il proprio impatto sulla partita.

Simmons ha un controllo di palla e del corpo irreale per quell’altezza, e in contropiede dà il suo meglio (è terzo in NBA per frequenza di utilizzo della transizione offensiva tra i giocatori con almeno 3 possessi di questo tipo giocati di media a partita). Ha il 69% al tiro nella restricted area, e forse potrebbe fare meglio, visto che ha la tendenza ad arrivare al ferro abbastanza scoordinato, e se non prende un vantaggio netto sul diretto marcatore non ha un grande bagaglio di conclusioni. Dà il suo meglio in transizione o subito dopo canestro subito, quando la difesa avversaria si sta ancora organizzando, e lui può attaccare l’area scaricando sul perimetro per un compagno che accorre.
È inoltre un eccellente difensore, che sa cambiare sui piccoli e giocarsela di fisico con i giocatori più grossi:

Questa è una sequenza difensiva eccellente, prima nel contenere la penetrazione di Siakam, poi contestare il suo tiro al ferro. Ultimamente, la difesa di squadra dei Sixers è deficitaria, e ne sta risentendo anche lui, ma il suo contributo nella propria metà campo è innegabile.

LA COESISTENZA CON EMBIID

Ecco un altro argomento di discussione quando si parla di Simmons: i due possono coesistere? E se no, chi converrebbe ai Sixers cedere?
È ovviamente più che prematuro parlare di ciò, ma è anche vero che i due occupano prevalentemente le stesse zone di campo, visto che Simmons è un non fattore fuori dal pitturato, e se Embiid è in area, allora verosimilmente Simmons ne è fuori, dove è totalmente innocuo.

Questa situazione è parecchio esemplificativa. Tobias Harris ha il pallone in mano dalla media, mentre sia Simmons che Embiid lottano per prendere posizione spalle a canestro (il camerunense è primo in NBA per frequenza di post up, situazione che utilizza per il 35% dei casi, mentre Simmons nel 11%, comunque il dato più alto per un – nominale – play). I due occupano l’area, con Harris che prova a penetrare, ma viene sconsigliato dal raddoppio di Derrick Jones Jr., che si stacca momentaneamente da Simmons. L’area è intasata e, per non prendersi un tiro in svitamento dal mid-range, che fa molto anni ’90, decide di scaricare sul perimetro per Horford, un altro che sfrutta parecchio il gioco spalle a canestro (22%, dodicesimo in NBA), costretto a prendersi un palleggio-arresto e tiro allo scadere, non esattamente il suo pane.

Quando non è direttamente coinvolto, l’australiano ha, come detto, la tendenza a mettere le tende nei pressi del canestro, ma le sue doti spalle a canestro non sono ancora sviluppate, visto che non sa concludere efficacemente contro avversari più piccoli (se non altro, siamo passati dal 25esimo percentile della scorsa stagione in questa situazione al 53esimo abbondante di questa annata).
La coesistenza tra Simmons ed Embiid è una delle storie più interessanti da seguire in NBA, non solo in questa stagione ma anche nel futuro a breve termine.
Se quest’annata si dovesse concludere presto e male, allora un altro ”Process” verrebbe accelerato, e a farne le spese potrebbe essere anche uno di loro due.

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