NBA: la solitudine di Russell Westbrook, Houston no more

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Westbrook

Era la trade che ha scaldato il mercato estivo, quella che riuniva nella stessa truppa James Harden e Russell Westbrook, con il sacrificio che il Gm Morey faceva di Chris Paul, finito in quel che doveva essere – e non è stato – il tritacarne di OKC. Doveva essere la squadra dello small ball estremo di D’Antoni, e per certi versi lo è stata, ma il progetto è fallito nel momento della verità nei playoff della bolla di Orlando. Per le strade texane il silenzio regno sovrano, i protagonisti che abbiamo citato non sono più in quel posto che era stato cucito per loro su misura. Morey è a Philadelphia, D’Antoni a fare il vice di Nash a Brooklyn, Harden ha detto espressamente che vuole andare a vincere un titolo altrove, scegliendo 76ers e Nets (guarda caso le due squadre appena citate) come destinazioni gradite, mentre Westbrook… Beh, su di lui ci sono solo tante voci, spifferi di interessi o poco più, un alone di solitudine sembra averlo avvolto, in un ciclico – e non per questo non tragico – ritorno al passato, quando era un uomo solo al comando, e chissà che questa situazione non possa ritornare. La notte del draft e le tantissime, troppe trade, che hanno visto come protagonisti i playmaker devono invitare a rivalutare gli equilibri, ma sappiamo bene che Russell Westbrook, quanto a pazienza e a rimuginare, rischia di ritrovarsi da solo in un dramma che potrebbe avere il solo Amleto come altro protagonista.

PROS AND CONS: PERCHE’ AFFIDARSI A LUI?

Avere Westbrook a referto dal punto di vista del gioco è di sicuro un aspetto condizionante, perchè in attacco sa prendersi le sue responsabilità e lo fa come una superstar, ma in difesa non garantisce lo stesso apporto e si cerca un QI cestistico raffinato da specialista è meglio cercare in altri lidi. La sua capacità però di essere costante nel mettere numeri sullo scout in punti assist e rimbalzi lo rende una garanzia a cui nessuno potrebbe o vorrebbe rinunciare, tranne Houston forse, che in lui, col nuovo ciclo, non potrebbe aprire grandi prospettive, specie in fase di rebuilding, visto che a Okc negli ultimi anni da unica superstar ha fatto crescere poco o nulla il gruppo giovane, che invece è esploso quest’anno con Chris Paul in cabina di regia. A voler cercare la caratteristica negativa di un qualsiasi fit, di sicuro ci sono quei 131 milioni nei prossimi tre anni, con opzione per il quarto anno a suo vantaggio, che scoraggiano squadre di vertice e che devono litigare col cap salariale. Dunque al netto delle possibilità meramente economiche, sembrerebbe destinato a una squadra non contender e che abbia bisogno di “lui” per risollevare le sorti di un declino più o meno costante.

CI SONO SQUADRE INTERESSATE? E I CLIPPERS?

Le voci dagli insider NBA sono state discordanti, sia nel vedere Westbrook già fuori dai Rockets sia nelle possibili squadre interessate ai suoi servigi.

Se dovesse rimanere dov’è, avrebbe a Houston intorno una truppa che deve sicuramente rivedere i propri equilibri dopo i cambiamenti che ci sono stati e ci saranno di qui al 22 dicembre. Sarà quindi una sorta di ground zero in cui la sua pallacanestro potrebbe servire, seppure il tutto andrà accuratamente mixato con le idee di coach Silas, che al momento non sembra aver fatto prigionieri. Al contrario del “Barba”, RW0 non ha propriamente espresso ai giornalisti la propria insofferenza nel rimanere nello stato della stella solitaria, ma è chiaro che sotto traccia la stessa dirigenza Rockets stia cercando una destinazione plausibile e che dia qualcosa in cambio di valido. Se davvero si vuole rifondare, e le voci di scambio per Harden parlano in tal senso, ci vuole però pazienza e il giusto compromesso tra domanda e offerta, dunque, alla fine, magari le due superstar saranno cedute, questo è certo, il vero problema è capire il “quando”. Non era esclusa a priori, infatti, che la coppia potrebbe iniziare la stagione, prima di un collapse in divenire con l’incedere delle partite.

Allora ecco che i Knicks potrebbero diventare davvero il porto felice per Westbrook. Infatti, se dovesse essere davvero New York la sua destinazione, di sicuro ne guadagnerebbe il suo brand in termini di visibilità e marketing. Sarebbe la stella designata di un gruppo nuovo e anche questo i divenire, ma che di sicuro ha del potenziale. Forse il vero cruccio della scelta della Grande Mela sarebbe quello di tenersi ancora lontano da possibilità di vittoria, a cui ben potrebbe aggiungersi quel contesto mediatico in cui verrebbe a trovarsi che, per uno che non le manda certo a dire e con nervi tesi quasi sempre, potrebbe essere duro da sopportare nel lungo periodo. Il draft ha detto che i Knicks hanno scelto in Toppin un lungo in stile Stoudemire, quasi a voler provare a ricreare l’ultima grande stagione meritevole di ricordo, quindi avere un playmaker duttile e scaltro che lo possa innescare e che al tempo stesso gli dia anche respiro è importante. Il tutto si incastra piacevolmente con un RJ Barrett che sgravato dal tenere la palla nelle mani potrebbe aumentare la potenza di fuoco. Bellissimi discorsi, ma la politica di Leon Rose dalla cabina di regia è cosa ben diversa dal passato e se per arrivare a lui si dovesse rinunciare a parecchio, forse il gioco non varrebbe la candela. Pre draft si pensava a spedire in Texas Knox e la prima scelta, poi non se ne è fatto più niente. Sarebbe un colpo ad effetto ma anche questo dovrebbe attendere un po’ e nel frattempo il fatto che Ntilikina sia vicino al rinnovo, fa capire che ci si è – comunque vada – già adeguatamente premurati. La scelta però di tagliare – notizia last minute Bobby Portis, Taj Gibson, Elfrid Payton e Wayne Ellington per liberare spazio nel monte ingaggi, lascia uno spiraglio di manovra che sembrava inatteso. Sarà Westbrook, dopo imperitura attesa, l’erede di Marbury?

Se Westbrook avesse avuto una chance di una trade pre-draft, quella con più probabilità sarebbe stata Charlotte, e forse la scelta non sarebbe nemmeno stata così peregrina. Squadra ondivaga quella del North Carolina, ma che ha dimostrato che con un play accentratore come Walker poteva rendere. La vicinanza di Michael Jordan alla squadra, il suo mentoring dei giovani e l’influenza sul GM sono ragioni sufficienti, ma gli Hornets al draft han deciso di puntare su Lamelo Ball e – per come sono stati pensati da MJ e Kupchak – dovranno ben guardarsi dal sacrificare quei pochi giovani di talento che hanno in squadra per affidarsi al numero 0, che di fatto bloccherebbe la crescita del loro rookie. Unica alternativa, assai rarefatta, sarebbe quella di “usare” Houston per liberarsi di un contratto – e di un personaggio – difficile e pesante da digerire come quello di Nicolas Batum, ma dovrebbe entrare nello scambio qualcos’altro per poter equilibrare dal lato Hornets l’equilibrio di squadra e da quello Rockets il discorso finanziario.

Più suggestiva ipotesi, specie per il palcoscenico, è quella dei Clippers, anche se qui i se ed i ma si avvicendano come i paletti di una gara da sci. Diciamo che la truppa Losangelina ha qualche asset da poter mettere sul piatto per controbilanciare il pesante contratto di RW0, ma questo significa di sicuro rinunciare a un’altra delle superstar che sono a roster. Al momento l’insediamento di coach Lue è rimasto solo sui contratti e nelle news, i suoi effetti sulla squadra non si sono ancora sostanziati in qualcosa che possa far capire su chi puntare e su quali scelte verranno fatte per circondare Kawhi Leonard di un contesto vincente. Del draft i Clippers sono stati onesti spettatori e per ora questa possibilità, quotata dagli insider ma poco percorribile nella pratica, appare abbastanza bislacca. Una di quelle boutade che possono starci, ma solo fino a un certo punto.

Lo scambio che si è profilato – i termini concreti – nelle ultime ore antecedenti il draft è quello con Washington, che delle squadre che si sono mosse finora, tra free agent, trade abbozzate e draft, non ha toccato la cabina di regia, in cui la franchigia della capitale sembra ancora una volta fiduciosa nell’aspettare John Wall. Eppure la somiglianza fra i due contratti e alcune voci di trattative fanno pensare che davvero un avvicendamento tra i due – che sembrano scontenti della propria franchigia – possa avvenire in tempi non sospetti. Westbrook troverebbe una squadra che ha ricostruito da zero, in cui la dirigenza ha deciso in maniera tranchant  di dichiarare che Beal non si muoverà, e che con la scelta al Draft di Avdija hanno un pacchetto esterni non certo di poco conto. Servirebbe un play a far girare le cose e l’ex folletto di OKC sarebbe preferito a quel Wall che non calca i parquet da 2 anni e che ricominciando da zero altrove potrebbe ricostruire una carriera interrotta. Di certo Houston non farà sconti, e i giocatori da inserire nella trade come contorno – specie quelli da parte di Washington – hanno grande mercato, dunque una trattativa che ci starebbe tutta ma che ha ancora tanto da dover dire per poter essere imbastita almeno ufficiosamente.

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