Altra settimana e altra division che andiamo ad analizzare a fondo squadra per squadra tra giocato e quello che potrebbe succedere. Oggi è il turno della Southeast division.
Miami Heat (41-24)
Primo posto e fattore casalingo ai playoff in cassaforte da tempo per gli Heat, che hanno superato l’empasse di una stagione – l’ultima con D-Wade – fuori dal basket che conta, sostituendo l’iconico Flash al comando delle operazioni con Jimmy Butler: mai mossa fu più riuscita, e Pat Riley, sentenza delle stanze dei bottoni, si è confermato tale. E’ l’ex Bulls il leader senza sé e senza ma dell’intera baracca, sin dallo start fino alle ultime gare pre pausa, sobbarcandosi oneri ed onori e istituendo nei compagni un’inaspettata mentalità e responsabilità da vertice, contribuendo alla crescita, scoperta e conferma di profili inimmaginabili. Miami, quando ricominceranno le gare, potrà contare su un roster ancora più oliato, grazie agli innesti di altri esponenti maturi e di spicco da parte dell’executive, per puntare al bersaglio massimo, liberandosi di chi ormai ai margini (Winslow, Waiters e Johnson), abbassando il salary di quasi 30 milioni e contando per il futuro rush finale di un vincente come Andre Iguodala, unico per dimensionalità difensiva e carisma, e pure Jae Crowder, al 40% dall’arco da quando giunto dal Tennessee, prima di un leggero calo negli ultimi giorni ante stop! Non saranno arrivati Beal, Durant o Hayward (nomi allettanti della vecchia estate) per ripartite con un nuovo Big Three, rischio eccessivo che in passato ha stravolto ingaggi e futuro, ma il gruppo di Spoelstra può lottare assolutamente per la vetta, puntando quando sarà a battagliare alla pari con Raptors, Celtics e Sixers e perché no pure Bucks, data l’eccellenza e la profondità di un team che gioca di squadra entrambe le fasi, con risultati egregi; inoltre i tempi a venire luccicano per via dell’età delle stelle confermatesi o messesi in mostra in questa tornata.
Ancor più sorprendente è vedere un’immediata ripartenza al top con un intero lineup rivoluzionato, merito della quale non va imputato ai valori al ribasso della Southeast, ma alla bravura dei tre boss (Butler, coach e presidente) a mettersi continuamente in gioco. Senza contare Iggy e la sua storica progressione da postseason, gli Heat ripartiranno con circa undici titolari vicini alla doppia cifra per assaltare le vette dell’est; fra i tanti un plauso maggiore meritano Bam Adebayo, giovanissimo vice leader e basamento per prossime legacy, Duncan Robinson, elevatosi a cecchino e vera arma per spaccare partite, l’ottimo Herro, matricola e maggior fruitore della pausa per recuperare vigore fisico, ed infine Kendrick Nunn, sul quale ci vorrebbe un articolo a parte, visto che, approdato dalla G-League, ha già vinto riconoscimenti mensili da rookie – un record per gli undrafted – ed è candidato al titolo annuale, avendo superato persino la leggenda Wade per 500 punti in sole 31 gare. Se togliamo le 15 partite di Robinson l’anno passato, notiamo come lui, Herro e Nunn siano tre debuttanti a tutti gli effetti: è questa la grande vittoria stagionale di Miami, che può solo migliorare nel presente e soprattutto in futuro. La piazza più alta e senza patemi in Southeast permetterà a Butler e soci di riprendere con tranquillità, ma lo spot dei Celtics (ora terzi generali) e quello dei Sixers (quinti in coabitazione) si distanziano poco più di 4 match e andranno assaltati e difesi. Pronostico 52-30
Orlando Magic (30-35)
I Magic con molta probabilità raggiungeranno di nuovo i playoff, al pari della trascorsa annata, quando ben figurarono e spaventarono – almeno nei primordiali matchup – i futuri campioni del mondo canadesi. Il team è esperto, costante e abile ad affrontare chiunque, mettendo in risalto le storiche individualità dei leader Vucevic, Gordon e Fournier, la creatività dalla panca di Ross e le continuative peculiarità difensive, un fiore all’occhiello della gestione Clifford, per merito delle quali i 107 punti incassati per game valgono un eccellente quarto posto di categoria. La parte meno ambiziosa della Florida si è rivelata la giusta piazza inoltre per una dignitosa ripresa pscico/agonistica di Markelle Fultz, tra le tante prime scelte assolute perse in un limbo di rimpianti tecnici per quello che sarebbe potuto essere e non è stato, e dubbiosi problemi fisici, che in pratica lo hanno tolto di scena nelle iniziali due stagioni in Pennsylvania. I miglioramenti da lui palesati però sono poca roba per sbilanciarsi e pronosticarlo decisivo in un futuro non ancora certo ad Orlando, almeno fino al 2021 (RFA con qualifying offer da 16 milioni). Le penose scelte dirigenziali degli ultimi anni non permettono infatti di guardare con fiducia a ciò che accadrà in avanti.
I giocatori ora determinanti e poc’anzi accennati sono al top della carriera, continui e costanti nelle stats, e dunque per questo arrivati al vertice massimo della propria asticella; ciò pone i Magic come team non più perfezionabile, se non appunto nella regia con l’ex Washington College al timone, che non sarà Steve Nash, ma permette almeno un’ottima rotazione nella point guard position col sempre valido Augustin. Gli sprazzi interessanti mostrati da Bamba e la crescita di Isaac non consentono voli pindarici per i periodi a venire, e a parte un terno al lotto del Draft, mai arrivato in più di un decennio, vista la moltitudine di pick errate, quelle fallimentari ed altre scambiate o sbocciate altrove (Oladipo, Saric, Hezonja ecc), un modo per tentare aria nuova sarebbe costituito dalla trade per Aaron Gordon, unico per età e atletismo in entrambe le fasi ad attrarre piazze da vertice. Solo Isaac era ai box nel momento della pausa Covid-19, e riprenderà certamente la mattonella da 4, aiutando i compagni ad entrare tra le magiche 8, grazie pure ad un calendario non impossibile, andando però incontro, per i motivi espletati, ad una probabile batosta a Milwaukee o Toronto. Pronostico (39-43)
Washington Wizards (24-40)
Anno sabbatico per Washington, rimasta col genio Beal e poco altro, a causa della ricostruzione improntata unitamente sul suo genio e quello del compare John Wall, però out for a season da tempo immemore. E’ Bradley come già visto in un nostro pezzo l’unica luce di una stagione complicata e nella quale l’ottavo posto sembra irraggiungibile e dove poco resterà da trasmettere in futuro. Hachimura e Bryant sono gli isolati sorrisi dei tempi prossimi per Scott Brooks, bravo però a nostro avviso ad ingegnarsi verso un basket divertente e veloce rispetto al passato recente, nel quale nonostante le due superstar e un supporting cast pregevole – Porter, Parker, Morris, Oubre, Ariza e Howard – le medie erano oramai simili alle attuali. Qualità offensiva, numerose soluzioni e rapidità a concludere l’azione rappresentano le basi da cui ripartire a fine torneo, quando le annualità di Mahinmi (15 milioni) e Bertans – lui però positivo – si azzereranno, magari per aggiungere un altro pezzo pregiato. Oggi rimane un fine campionato privo di appeal e obiettivi realistici, se non quello di lanciare Beal verso il titolo di best scorer e lasciare briglia sciolte oltre ad Hachimura e Bryant, a tutti gli eventuali profili futuristici tuttora presenti, Bonga e Brown su tutti. La schedule è inoltre drammatica e vincere più di 6 partite sembra un’impresa improba e irrealizzabile, ma come detto ormai di scarsa importanza. Pronostico (28-54)
Charlotte Hornets (23-42)
Il post Kemba a Charlotte si è rivelato meno drammatico di quanto previsto, almeno nella dignità sul parquet e nello sviluppare un basket qualitativo, scoprendo e confermando la tecnica raffinata dell’ottima new entry Terry Rozier e delle giovani fondamenta Bridges, Monk e Washington, ai quali aggiungere la favola Devonte’ Graham, candidato most improved player 2019/20 e vero dogma umano, soprattutto perché solamente intorno al milione e mezzo annuale di stipendio fino al 2021 e poi in QOffer da 2,1. Poche superstar restano infatti in campo come lui (35.1 minuti), hanno una straordinaria percentuale di assist per tutto questo tempo, toccano la palla 92 volte per game, performano la metà dei possessi in palleggio da pick and roll ed hanno un’efficacia offensiva da 0.92 pts ad azione!
Fra un anno inoltre il “macigno” Batum cesserà di ingolfare lo spazio salariale, a quel punto puro e pronto ad accontentare le stelline del gruppo e magari a coinvolgere nel progetto qualche star al ribasso o in età avanzata, in particolare per proteggere il pitturato, costante insufficienza in Carolina del Nord, con Zeller e Biyombo tutto fuorchè rim protector, e quest’ultimo probabile buyout e il cui pure contratto da 15 milioni generatore di capienza futuristica. Charlotte meriterebbe per l’impegno e il continuo linguaggio del corpo sorridente e fiducioso di approdare alla postseason, ma la distanza da Orlando e Brooklyn, per esperienza e tecnica tuttora troppo più forti, pare insormontabile, e l’esclusivo traguardo sembra quello di evitare la peggior piazza divisionale. Pronostico (28-54)
Atlanta Hawks (20-47)
L’innesto di Capela è un impegno importante e basilare per il prosieguo qui in Georgia, che da l’idea di quali siano le intenzioni di Travis Schlenk, concentrato nel passato recente solo a rimpinguare di giovani leve un roster caduto in disgrazia e da ricostruire dalle fondamenta. L’arrivo di Clint, spodestato da Covington a Houston per “abbassare” ancor di più i centimetri dello small ball lineup di D’Antoni, oltre a permettere un’ancor più dignitosa conclusione stagionale di questo campionato senza più obiettivi, serve ad Atlanta per un aiuto inverso rispetto a quello dei texani: consentire cioè ad un team sbarazzino e futuristico ma tuttora impresentabile a livello difensivo, di presenziare il pitturato con uno dei migliori profili old style. Infatti, se i giovanissimi prospetti e leader di domani Young, Collins, Hunter, Huerter e Reddish, vanno da un minimo di 20 a un massimo di 22 anni e offensivamente parlando fanno già la differenza, elevandosi soprattutto sulla velocizzazione dell’azione, nell’altro lato del parquet hanno un patetico def rating proiettato su 100 possessi.
Tutto ciò ha spinto il front office a rivedere i piani della mid season, evidentemente perché scontenti dell’abnegazione di team (a parte Young) e coach Pierce nello sviluppare trame di gruppo, l’assenza delle quali comporta statistiche di squadra oscene e nelle retrovie della lega (circa 120 pts subìti a gara, ultimo posto NBA) e sinceramente impreviste nella seppur ottima campagna acquisti iniziale (Evan Turner, Chandler Parson, Allen Crabbe e Jabari Parker), che univa l’esperienza e la classe di uomini maturi a un core lanciato verso un luminoso futuro! Venti vittorie su quasi 70 partite sono perciò un bilancio nettamente deludente e al ribasso, che ha dunque portato ad un investimento improbo, sia economico (4 anni a 20 milioni), in tagli (Parson), scambi (Turner) e nell’esborso di pick al draft (due)! Collins, attaccante sopraffino e pregevole rollante ma non in grado di impattare difensivamente e recuperare le pecche di Young nella copertura in penetrazione, viene allineato così a un nuovo titolare, abile pure a fargli eventualmente da chioccia e insegnante! Una delle prime scelte inoltre, permetterà a uno smart guy del calibro di Schlenk, risolta adesso la grana pivot, di reperire altri punti nelle mani per togliere il carico offensivo esclusivamente oggi sulle spalle di Young. L’ultimo posto da evitare, il superamento di Bulls e Hornets nella Division e l’abbassamento dei malcontenti di Trae sono i poco edificanti scopi di Atlanta per il finale stagionale. Sette W sono a nostro avviso comunque nelle corde degli Hawks. Pronostico (27-55)