Non si sa se e quando si ricomincerà a parlare di basket giocato, il Covid-19 impone uno stop, ma è tempo di guardare anche al futuro. Innanzitutto far passare il momento critico, programmare e vedere anche come le evoluzioni non solo del campo ma anche della contrattualistica incideranno. La soluzione più ragionevole sembra quella di un naturale prolungamento ultra terminale dell’accordo fino allo spirare della stagione: supposizioni, sempre che si torni in campo. Intanto, mentre New York e Chicago già si muovono, proviamo a fare le pulci agli attuali roster delle franchigie NBA, che sono impegnati a fare delle scelte per la prossima stagione. Tra conferme e cessioni, il mercato della lega di David Silver comincia già adesso in questa fase di stallo.
Il viaggio che affrontiamo presenta insidie di carattere tecnico che è bene specificare. Non sarà breve, ma alcuni punti fermi devono essere fissati. Tetto di 115 milioni di dollari come salary cap per ogni società e di 139 milioni comprese le eventuali luxury taxes, dato certo e aggiornato alla stagione attuale. Qualsiasi data contrattuale fino al primo luglio deve essere meramente indicativa, mentre le condizioni pluriennali sono valide nella loro interessenza. Senza ulteriori indugi possiamo andare a procedere.
BOSTON CELTICS
In casa Celtics non basta essere una mid-contender dell’Est, la svolta deve essere all’orizzonte, anche se la situazione salariale e di roster appare alquanto bloccata. La prima apprensione è relativa a Jayson Tatum che deve parte integrante del progetto. Lo spazio nel cap salariale per rinnovare al massimo il suo contratto da rookie potrebbe non esserci se si arriverà alla scadenza nel 2021. La priorità è sfoltire, visto che i contratti in essere saranno ben 14, più tre provenienti dal drfat. La penalty da 23 milioni di luxury, massimo nella storia della squadra, incide e non poco sull’immediato e sul futuro. E la volontà sembra quella di estendere anche Gordon Hayward, pupillo di coach Stevens nella stessa misura in cui è stato falcidiato dagli infortuni (opzione che scade entro questa estate).
Pur avendo a disposizione tre scelte di primo giro, la verità è che anche l’immediato futuro di Boston sembra essere in bolletta, con un tetto salariale sforato di qualche decina di milioni. Tale situazione di sicuro blocca le possibilità di crescita di una squadra che con le dovute eccezioni ha fatto alcune scommesse al draft che non hanno ripagato i dividendi del campo. Vero è anche che i possibili rinnovi sono di giocatori marginali come Daniel Theis, Semi Ojeleye e Javonte Green (contratti non garantiti) ma la grande domanda è come provare a tenersi stretto Jaylen Brown. Questi protetto dalla “Gilbert Arenas Provision” per i giocatori da secondo giro o non draftati, ma con una exception di soli 6 milioni sarà difficile far quadrare i conti.
Aspettando di capire anche come si risolveranno situazioni spinose come Kanter (opzione), ma anche di vedere possibili offerte per Smart (anche lui con opzione di rinnovo ma molto cercato sul mercato), Boston deve trovare ll modo di restare competitiva nella tempesta. E quelle tante scelte da primo giro possono aiutare in una trade, che magari porti un giocatore solido dalla panchina, magari di esperienza. Inutile negare che, se non dovesse arrivare dal draft e se Kanter scegliesse altri lidi, un pivot di ruolo sarà necessario, sempre che non si voglia puntare sull’esplosione di Tacko Fall.
CHICAGO BULLS
Si lavora e sodo nella windy city. Nuovo front office e nuovo staff di coach e Gm per una Chicago che deve affrontare l’ennesima ricostruzione degli ultimi anni nonostante il grande lavoro fatto al draft nel reperire talento giovane. Purtroppo si paga la piaga di tanti, troppi, infortuni che non hanno mai permesso alla squadra di crescere. Se ci si aggiunge la mancanza di un progetto tecnico ben definito nelle sue marginalità e una squadra che – in fin dei conti – oggi è alla mercè di Zach Lavine, la frittata è fatta.
Detto che l’attuale star ha altri due anni di contratto con opzione per un prosieguo della carriera in rossonero, il punto è come giudicare la schiera temibile di Dunn, Markkanen, Carter jr e Porter jr. Magari se avessero giocato insieme più gare i risultati sarebbero decisamente diversi. I primi due nomi devono essere al centro delle attenzioni di chiunque siederà sulla poltrona di GM. Il finnico ha una restrizione per rimanere a Chicago fino al 2021 a 20 milioni, contratto pesante, ma il basso rendimento di quest’anno e le incertezze fisiche, potrebbero spingerlo a sposare appieno il nuovo corso Bulls rinunciando a qualcosa sul piatto.
Kris Dunn, pur se per un breve periodo e comunque con al fianco una guardia mangia palloni come Lavine, ha dimostrato un grandissimo talento che a Minnesota non si era visto, specie in difesa. Ora, diventando free agent, potrebbe essere appetibile altrove, ma la chimica che aveva saputo trovare con la maglia di Chicago potrebbe spingere la società a tenerselo stretto. Sarà una scelta dolorosa? Non necessariamente. Perchè anche se Otto Porter dovesse usare la option da 28 milioni per il 2020-2021, i Bulls sarebbero ancora nel cap salariale e potrebbero fare un’offerta biennale da 16 milioni per il loro play.
Col draft che potrebbe portare altro talento ma, come già detto per Boston, potrebbe portare anche a qualche trade, il mercato richiede una scelta per quanto riguarda prima le estensioni contrattuali, poi per le entrate di una guardia e di un’ala di esperienza, che possano portare spessore alla squadra.
DETROIT PISTONS
Hanno permesso di rinascere a Derrick Rose, circostanza per la quale hanno la simpatia di chi ama il basket, ma stare al margine della zona playoff ad Est non è granchè. Al contrario di quanto si pensi, i Pistons però nel futuro hanno qualcosa nell’armadio da cui ripartire, il punto è se vorranno distruggere qualche altra maceria o se cercheranno un anno alla grande sfruttando il talento e addizionando qualcosa. Chi sarà sulla panchina? Dwayne Casey, arrivato come traghettatore e diventato protagonista, è l’uomo giusto per provare una scalata o per ricostruire? Lasciamo l’interrogativo alla dirigenza, che però al momento deve riflettere su ben altro.
Sono ben 35 i milioni di spazio nel cap salariale per la prossima stagione, una mossa azzardata potrebbe rovinare anni di preparazione, anche se la situazione potrebbe essere ben più rosea. Lo spazio del monte ingaggi è ingolfato da Blake Griffin, a cui i Pistons dovranno quasi 75 milioni nei prossimi due anni. Non si discute il talento, quanto quella maledetta predisposizione dell’ex Clippers ad essere sempre in cima alla lista degli infortunati con sole 18 gare messe a referto quest’anno, non certo un buon viatico dato anche il pregresso con quelle ginocchia. Inserire Griffin in una trade sembra quindi irrealistico, mentre infilarci Rose, magari ad una contender accreditata per l’anello, potrebbe essere la soluzione che accontenta le parti. L’ex Chicago si giocherebbe le sue chances di vincere un titolo, mentre Detroit recupererebbe qualcosa in termini di spazio salariale da investire altrove.
Proteggere il talento che si ha a disposizione, questa è la parola chiave. Opzione per Wood che sarà esercitata, estensione per Mykhailiuk che deve essere presa al volo per far diventare il suo contratto garantito e tenere a qualsiasi costo Kennard e Snell, che possono essere le pedine più preziose del progetto. Da qui in poi, sia che si voglia provare l’all in per l’anno, sia che si voglia costruire per il long term, la strada per Detroit sembra essere in via di carburazione. Magari se proprio si deve scegliere di sacrificare qualcuno, Maker e Brown possono essere i nomi da virgolettare.
HOUSTON ROCKETS
Un roster di qualità e talento, una squadra da titolo. Non è stato ancora appieno testato il grande mix esplosivo che Houston ha creato dopo la cessione di Capela, ma i dati possono parlare. I Rockets sono sempre ai vertici nella Western Conference, anche se sembra sempre mancare quell’ultimo centesimo per arrivare al dollaro vincente. I critici sembrano propendere per un problema legato a Mike D’Antoni e ad un gioco non necessariamente vincente, ma dalla dirigenza sembrano pensarla diversamente. Se Morey ha parlato dell’ex Phoenix Suns e New York come di un coach da anello, la sensazione è che si resti col “baffo” oltre che col “Barba” per ancora molto tempo.
Situazione salariale ottimale per i Rockets, che se è vero che devono comunque acquisire qualcosa sul mercato, possono stare tranquilli rispetto ai massimi salariali offerti ad Harden e Westbrook, e alle estensioni che faranno a Gordon e, se rispetteranno la volontà del giocatore, a PJ Tucker. Il tutto, rimanendo ancora sotto il limite della luxury tax. Il prezzo di Westbrook è quello di non poter operare al draft per un bel po’, con le scelte che sono state cedute a OKC, ma la mid-level exception da 9.8 milioni e delle buone trade exception possono far comunque muovere la dirigenza che deve di sicuro acquistare un lungo, ma anche rimpolpare una panchina su cui verranno prese delle decisioni di rilievo.
McLemore, Hartenstein e Clemons sono i tre non garantiti per la prossima stagione. Difficile confermarli tutti e tre, ma di sicuro il primo per come attacca il canestro, in maniera esplosiva, può ben dire di aver meritato la conferma. Sugli altri verranno fatte opportune valutazioni anche in base a cosa offrirà il mercato, dove in pratica va rifondata la panchina per poter dare a coach D’Antoni più armi, anche e soprattutto per quelle fasi della gara in cui la run and gun non può essere l’unica opzione, nonchè perchè pensare di avere 40 minuti a sera di lucidità da Harden e Westbrook senza pause o forzature da entrambi, è davvero irrealistico.
MEMPHIS GRIZZLIES
Sembravano sul lastrico della Western Conference, poi, senza girarci intorno, hanno preso un Ja Morant che ha fatto vedere tutto su una luce diversa, anche quei giocatori a metà di cui si aspettava l’esplosione sono diventate importanti realtà. Memphis è la sorpresa ad ovest di quest’anno, ha un roster mediamente giovane ed il giusto cap per poter crescere di qui ai prossimi anni. Il punto è lo stesso espresso poc’anzi per Detroit, con qualche attenuante. Puntare tutto subito sarebbe controproducente, ma investire nel lungo periodo può ripagare giustamente le attese.
Serve una guardia di esperienza e che abbia punti nelle mani, e sfruttare la mid-level exception da 9.8 milioni può portare un giocatore di ottimo livello e che faccia al capo della squadra che, cronache alla mano, sembra destinata a emigrare dalla città di Elvis, con Seattle e Las Vegas come destinazioni più gettonate. Intanto in casa Grizzlies si aspetta anche il draft, in quanto oltre alle proprie scelte da metà primo giro, potrebbe arrivare anche una prima scelta da Utah se compresa tra la 8 e la 14, e negli anni successivi e fino al 2026 le cose vanno anche meglio, con possibilità di inserire queste scelte in trade importanti.
La domanda più grande è quella su Jackson. E’ lui l’uomo giusto per affiancare Morant nella costruzione di una squadra vincente. Dovendo guardare solo i numeri di quest’anno il plebiscito lo renderebbe cittadino onorario della città, il passato induce ad avere qualche dubbio. Idem dicasi anche per il terzetto Dieng, Winslow e Anderson: puntare ancora su loro tre, scaricarli liberando spazio oppure rinnovarli e cercarli di inserire in una trade sfruttando la loro annata positiva? Vale la pena rifletterci un tantino perchè sono ben 7 le trade exception a favore dei Grizzilies, con valori oscillanti tra i 4.8 e gli 1.6 milioni, non certo bruscolini.
PHOENIX SUNS
Non vincono da un pezzo e hanno un roster in cui si fatica a trovare la quadratura del cerchio da tempo. Booker è un talento di indiscusso valore, ma niente sembra essere really fit con il contesto che lo circonda, sia che vi si trovino giocatori di esperienza che giovani scelti al draft, dove si poteva fare comunque decisamente meglio negli ultimi anni. Per Phoenix salvo cataclismi e scelte societarie da salto nel vuoto, sembra però arrivato il periodo di mettere a frutto il periodo di tanta sofferenza e di scarsi risultati con una buona mobilità sul mercato che potrebbe portare almeno una stella in Arizona.
Le scelte devono essere orientate, a partire dallo stesso leader Booker, che è vero che ha altri tre anni garantiti, ma che magari potrebbe fare gola a squadre di vertice che cercano una guardia con punti nelle mani e quindi liberare spazio nel cap salariale da riempire con più di qualche pedina. Altra libertà che verrebbe aggiunta dalla fine dei contratti con Saric e Baynes e con le mancate opzioni per Diallo e Kaminsky. Di qui, dalle certezze si passa alle possibilità, ma quella che di sicuro i Suns non devono farsi scappare è di cercare di allungare la propria collaborazione con Oubre che può rappresentare un bel pezzo del progetto nel lungo periodo.
Altra decisione importante deve essere presa su Okobo, su cui si può puntare ad un costo tutto sommato contenuto. Se con lo spazio da oltre 20 milioni dovesse arrivare una superstar non si spaccherebbero gli equilibri, ma sacrificare finanche Booker per un pacchetto di giocatori di buon livello può dare competitività ed appetibilità ad una squadra che ha avuto il merito di non cedere nessuna delle sue scelte e che probabilmente avrà una top five anche per il prossimo anno. Sperando di puntare su un giocatore già pronto e che possa portare un impatto diverso sul team arancioviola.