NCAA, Arizona Wildcats: uno sguardo al team di Nico Mannion

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(fonte: Instagram @niccolo)

Nel territorio che è stato di Shaq, Nash, Stoudemire e che ora è il regno di Booker, Ayton e Rubio, a qualche chilometro di distanza (ufficialmente), un pezzetto del palcoscenico cestistico avrà sfondo tricolore, con il nostro Niccolò Mannion e i suoi Arizona Wildcats che tenteranno di fare breccia nei cuori degli appassionati di palla a spicchi dello stato del Gran Canyon. Ovviamente anche noi del belpaese, daremo uno sguardo oltreoceano, considerando che tutti sono curiosi di scoprire come si comporterà colui che potrebbe essere il prossimo italiano protagonista in NBA, oltre che (quasi di conseguenza) il futuro della nazionale italiana. Andiamo a porre sotto la lente d’ingrandimento il roster del team, le ambizioni personali e delle squadre, e cosa ci aspettiamo da Mannion stesso.

Mannion e Green al McDonald’s All-American 2019 (fonte Instagram @niccolo).

IL ROSTER

Ad affiancare il nostro beniamino, ci sarà un ragazzo che, a detta dello stesso Nico, è un suo ottimo amico da molto prima del college, entrambi All-American e compagni in diverse leghe estive. Stiamo parlando di Josh Green, un altro possibile one and done, il quale, al pari del suo prossimo sparring partner, ha rifiutato offerte di altre università per accasarsi ad Arizona. Green e Mannion, entrambi proiettati nella top 20 dei primi mock draft, hanno già dimostrato l’alchimia che è nata fra di loro, la loro consacrazione potrà trasformare Arizona nella vera mina vagante della prossima Pac-12. Caratteristica comune di ambedue i prospetti, è l’essere “forestieri”: anche Josh non è americano, ma è nato (e cresciuto) sul territorio australiano. In supporto della coppia italo-australiana, c’è un core di discreto livello, dal quale spicca, su tutti, Christian Koloko, freshman di 7 piedi, lungo proveniente dalla prestigiosa Sierra Canyon (high school dei figli di Wade e LeBron, per intenderci), altro giocatore international, cresciuto nella terra di Pascal Siakam, ovvero, Duala, in Camerun. Nel supporting cast i nomi più interessanti sono Max Hazzard, Ira Lee, Zeke Nnaji, ma, soprattutto, Chase Jeter (veterano, ex Duke) e Devonaire Doutrive. Quest’ultimo, vincitore di un dunk contest nel recente scrimmage interno, giocato in un McKale Center strapieno, che vi consiglio di rivedere (link degli highlights qui), in quanto ha regalato spunti interessanti. Il tutto coordinato dall’esperto coach Sean Miller, ex playmaker, con i Wildcats dal 2009, dopo una lunga esperienza a Xavier.

STORIA E AMBIZIONI

Parlando di storia Steve Kerr, Damon Stoudamire, Mike Bibby, Jason Terry, Gilbert Arenas, sono solo alcuni dei nomi di spicco passati da UA. L’ultimo acuto, che sicuramente ricorderete firmato University of Arizona, risale a poco più di un anno fa, quando Ayton fu selezionato alla prima scelta del draft 2018, dai già ricorrenti Phoenix Suns, nonostante si fosse fermato solamente alla Sweet 16 nel torneo NCAA 2017. Per ritrovare una cavalcata arizoniana degna di nota nella March Madness, bisogna tornare alla competizione del 2015, chiusa alla Elite 8. La speranza dei tifosi di Tucson e dintorni è, chiaramente, che Mannion e compagni riescano a ripetere il risultato dei loro predecessori, nonostante la loro formazione non sia tra le favorite, è certamente da annoverare tra le possibili sorprese del 2020. Sognare non costa nulla, e, di sicuro, un’ottima stagione collegiale farebbe lievitare il buon Nico nella graduatoria del prossimo draft.

Nico con la maglia della nazionale, nell'esordio con sconfitta contro i Paesi Bassi
Nico all’esordio con l’Italbasket.

FROM ITALY WITH LOVE

Il reale motivo per cui siamo qui analizzando proprio la formazione di Arizona, indossa la maglia numero 1 e all’anagrafe fa Niccolò Mannion. Il cognome (e anche l’aspetto) è irlandese, la cittadinanza è americana, ma le origini sono italianissime. La sua biografia l’avrete sentita e risentita, ma per i meno informati la ripetiamo. Nico nasce a Siena, da Pace Mannion, cestista che i più navigati ricorderanno dominare a Cantù, e Gaia Bianchi, ex pallavolista dell’Italvolley. Il piccoletto dai capelli rossicci, negli States è soprannominato “Red Mamba”, epiteto che ci rievoca un altro giocatore d’infanzia italiana… ma lui preferisce essere chiamato “Ginja Ninja”, una variante nipponico-americana di “Anna dai Capelli Rossi”, ma anche una celebre bevanda statunitense. Nella sua, ancora non effettivamente iniziata, carriera, ha frequentato, o meglio, dominato, Pinnacle High School, con la quale ha conquistato il campionato statale, vincendo il premio di MVP, con numeri irreali. Altre prestazioni abbondanti, le registriamo all’europeo U16, con la maglia azzurra (appena scelta dopo il rifiuto di Team USA), durante il quale ne ha messi 42 con 6 rubate alla seconda uscita, che precedono di un anno i 9 con l’Olanda all’esordio tra i senior. Aggiungiamoci una convocazione all’All American e un Nike Hoop Summit, vinto da protagonista con la scritta “Italy” sul petto. Proiettato fino alla scelta numero 7 in alcuni mock draft, e draft report che parla di un play versatile capace di segnare molto facilmente e di passarla piuttosto bene. Insomma, i numeri e i riconoscimenti sono promettenti, le aspettative sono rosee, ora sta a Mannion dimostrare di che pasta è fatto, portando i suoi Arizona Wildcats ai piani alti nell’NBA. Intanto, i tifosi italiani, e l’Italbasket, lo aspettiano con ansia, pronti ad accoglierlo a braccia aperte.