“The Road ends here” recita il claim delle Final Four 2018 in quel di San Antonio e ogni volta che si arriva all’atto finale della stagione NCAA c’è sempre quel misto indescrivibile di adrenalina per vedere se anche l’ultimo atto regalerà emozioni e imprevisti come il resto del mese di marzo e un pizzico di tristezza perchè al suono della sirena la stagione finirà lasciandosi alle spalle solo ricordi.
In questa edizione Michigan e Villanova si sono date battaglia per il titolo NCAA nello scontro tra la favorita di Jay Wright e l’accreditata avversaria di John Beilein.
Questo è l’anno di Philadelphia, perchè dopo gli Eagles vincenti al Super Bowl anche i Wildcats portano un trofeo nella città dell’amore fraterno con una vittoria convincente per 79-62 che non ammette repliche.
Possiamo dire che tutto era iniziato due anni fa, quando Khris Jenkins fece esplodere l’intera Pennsylvania segnando allo scadere il canestro del titolo contro i Tar Heels e dando il via a una vera e propria dinastia.
Phil Booth è arrivato quattro anni fa a Villanova inserendosi in un ateneo che era considerato vastamente fallimentare non tanto per la bontà del proprio lavoro, quanto per dei risultati insufficienti, infatti era reduce da ben cinque eliminazioni consecutive al primo weekend del torneo NCAA, nonostante avesse una delle prime due teste di serie in tre di queste occasioni.
Non sanno vincere quando conta.
Questo era lo slogan che campeggiava contro la squadra di Wright e le etichette sono tanto facili da mettere, quanto difficili da togliere.
Oggi, dopo il secondo titolo in tre anni, sono il miglior ateneo dell’intero panorama NCAA e cavalcano tutte le soddisfazioni che non erano riusciti a soddisfare prima, riuscendo non solo a scrollarsi in brevissimo tempo la famosa etichetta, ma mettersene addosso un’altra nuova e fiammante.
La vittoria della scorsa notte, però, ha un artefice che ha, si può dire quasi da solo, vinto la partita per i suoi.
DIVINCENZO EFFECT
Jaylen Brunson riceve la palla dalla contesa e dimostra subito di voler essere il protagonista del match realizzando consecutivamente due fade away dal pitturato. Il maschio alfa dei Wildcats fa sul serio, ma verrà poi limitato un pò dai falli e un pò da delle percentuali non esaltanti.
Michigan parte forte con un Wagner che dà saggio di tutte le sue capacità: passo e tiro in post, crossover e appoggio fronte a canestro e tripla da otto metri in un batter d’occhio.
‘Nova non solo non ripete la partenza di due giorni prima, ma non trova nemmeno sguardi aperti a canestro. Sembra notte fonda a causa della difesa dei Wolverines, finché non esce Donte DiVincenzo dalla panchina per dare quella classica chiave di lettura che nessuno si aspetterebbe…o perlomeno non in quel modo.
Pulizia tecinca, sfrontatezza, atletismo e garra da vendere sono la ricetta del sesto uomo di Wright che da quando mette piede in campo domina: 18 punti nel solo primo tempo con un nitore stilistico invidiabile, la voglia di attaccare e anche un’incredibile stoppata a due mani che evita un canestro già fatto avversario.
Nel primo tempo tiene avanti i suoi dando fiducia anche ai Bridges, Spellman e Brunson della squadra, mentre nel secondo tempo conficca i chiodi nella bara dei Wolverines.
Michigan, dopo essere andata sotto pesantemente, torna a -12 con un canestro di Matthews materializzando qualche fantasma dinanzi ai Wildcats ed è qui che DiVincenzo legittima il suo Most Outstanding Player con due triple che, a onor del vero, sono un misto tra incoscienza e trance agonistica che essendo finite nel canestro ne fanno un eroe, ma fossero state sbagliate avrebbero gettato ancora più benzina sul fuoco della rimonta.
Ma è una di quelle sere, quelle che ti ricordi per sempre e che la storia ti farà ricordare essendo il giocatore che ha segnato di più in una finale NCAA uscendo dalla panchina (31 punti alla sirena).
VILLANOVA SCRIVE LA STORIA
Di Donte non ci si può più dimenticare, così come del programma Wildcast e di Jay Wright, perchè due titoli in tre anni non verranno più cancellati nemmeno da cinque eliminazioni consecutive al primo weekend.
La moda sarà ciclica, ma la storia una volta scritta è tramandata ai posteri e Villanova ci entra di diritto venendo spiegata perfettamente dalle parole di John Beilein:
Non potevamo fare nulla di più contro DiVincenzo. Ha segnato tiri da lontanissimo e di grande talento. Ogni tanto dai il meglio che puoi ma non basta ed è lì che devi fare i complimenti al tuo avversario e accettare il verdetto del campo.
Si, perchè contro il talento e la voglia di vincere non si negozia.
Chi ha più di entrambe le cose vince.
Sempre.