NCAA: Mannion-Moretti e gli Italians del futuro

La pallacanestro NCAA, storicamente il terreno di caccia preferito dagli appassionati che vogliono vedere le stelle del domani, di recente ha iniziato a parlare italiano con una certa frequenza. Da Amedeo Della Valle in poi, il numero dei nostri giovani che cerca fortuna negli States continua a crescere. Oggi parliamo dei tre che imperversano nelle ‘Power 6’, ovvero le Conference più competitive.

NICO MANNION

Inutile girarci intorno, in molti si aspettavano un impatto superiore di Nico Mannion ad Arizona. Coach Miller gli ha consegnato le chiavi dei Wildcats fin dalla prima palla a due, ma, dopo una partenza promettente, il figlio di Pace non è riuscito a cambiare marcia.
Le sue medie per la stagione recitano 13.7 punti e 5.4 assist, con il 39% dal campo, il 32% da tre e l’80% ai liberi. Intendiamoci, partite in cui ha mostrato il suo notevole talento da scorer e regista ci sono state, come ad esempio questa contro Illinois:

In generale però, Mannion è apparso spesso troppo preoccupato di far girare la squadra, e poco aggressivo nell’attaccare.
Il contesto sicuramente non lo ha aiutato, visto che è praticamente l’unico del roster in grado di creare gioco, ed i vari Josh Green e Zeke Nnaji sono soprattutto dei finalizzatori.
In una NBA dove il pick’n’roll è alla base di molti attacchi, Mannion avrà sicuramente il suo posto, dato che ha un controllo notevole nei giochi a due, sia nel mettersi in proprio che nel servire i compagni. Il finale di stagione probabilmente definirà in un modo o nell’altro le sue quotazioni in prospettiva Draft, ma di questo ne parleremo in seguito…

 

DAVIDE MORETTI

Dopo l’incredibile cavalcata dello scorso anno, chiusa ad un passo dal successo nel Torneo NCAA, Texas Tech in questa stagione era attesa ad una difficile riconferma. Con ben sei freshman, due transfer nel roster, e Davide Moretti tra le poche certezze di coach Beard.
Il ‘nostro’ marcia con 13.3 punti, 2.3 assist e 1.3 recuperi x game, tirando nelle partite di Conference con il 46% dal campo, il 41% da tre  e l’84% ai liberi (Per la stagione e nei suoi tre anni con i Red Raiders è intorno al 90%).

Coach Beard lo toglie raramente dal campo, ha bisogno della sua solidità e della capacità di colpire dalla lunga distanza per equilibrare il talento ancora in parte selvaggio di Jahmi’us Ramsey, prospetto NBA e top scorer del team. Con 5 vittorie nelle ultime 6, i  Red Raiders sono tornati nel ranking, e sicuramente corrispondono all’identikit del team che nessuno vorrà affrontare a Marzo. Sarà interessante capire le intenzioni di Davide rispetto alla prossima stagione, quando Chris Beard avrà a disposizione un’altra ottima classe di freshman, e diversi elementi di quella attuale. Le offerte dall’Italia non mancheranno di sicuro, ma se l’obiettivo è la NBA…

 

TOMAS WOLDETENSAE

“Sono arrabbiato con me stesso, abbiamo approcciato male la partita, non eravamo pronti…Loro stavano tirando bene, dovevamo contestare meglio i loro tiri. Sapevamo di giocare contro un buon team, quando scendiamo in campo però dipende tutto da noi”

Le prime parole di Tomas Woldetensae dopo i 27 punti segnati contro Louisville rendono bene l’idea della mentalità che coach Bennett cerca di trasmettere ai suoi atleti.
Invece di pensare alla sua notevole prestazione balistica su uno dei campi più difficili d’America, la guardia nativa di Bologna se la prende per la difesa non ottimale nel primo tempo…
Il suo vero momento di gloria è arrivato poco dopo, con la tripla decisiva nel successo su un altro parquet glorioso, quello di North Carolina:

Come Texas Tech, anche Virginia si presentava al via della nuova stagione con un roster dalle gerarchie tutte da definire. Woldetensae, reduce da un’ottima annata (17.3 punti con il 47% da tre) nel circuito dei Junior College con Indiana Hills, ci ha messo un po’ ad entrare nei meccanismi di Bennett, ma ora è tra i punti di forza del team.
Nelle ultime 8 ha mandato a bersaglio ben 30 delle 67 triple tentate. Il tiro da fuori è la colonna del suo gioco, vedremo se riuscirà a costruire altro nel suo periodo alla corte di uno dei migliori coach d’America.