L’Olimpia Milano incappa in una rovinosa sconfitta contro l’Alba Berlino, rendendo vana l’ottima partita del duo Mirotic-Shields e sprecando 12 punti di vantaggio nel quarto finale. 85-82 finale, figlio soprattutto dei 28 punti subiti nell’ultimo quarto. L’Alba vola sulle spalle di Olinde e Thiemann, rispettivamente 12 e 22 punti, ottenendo la prima vittoria in questa stagione di Eurolega
Come gioco sul blocco
L’ottimo avvio dell’Alba passa dal suo ottimo uso dei blocchi. Milano parte con il canonico assetto con tre lunghi, Gonzalez decide sfruttare a suo vantaggio questo aspetto costringendo Shields a inseguire Brown sui blocchi e Mirotic a dover sempre correre dietro a un cambio in emergenza. Il risultato è la squadra tedesca che produce 1,6 punti per possesso nel primo quarto e prende ritmo dalle situazioni di off screens.
È molto probabile che in fase di preparazione della partita lo staff biancorosso avesse messo sotto la lente di ingrandimento il lavoro senza palla della squadra tedesca. Negare le uscite dai blocchi dell’Alba è una delle regole basilari per difendere contro questa squadra, Milano è mancata terribilmente in questo aspetto permettendo loro di prendere ritmo. Doveroso dare merito a Sterling Brown che in questa situazione ha letto perfettamente gli errori difensivi di Shields e ha punito sistematicamente con le scelte giuste, ma la complicità della difesa di Milano in quella situazione è lampante.
La prima risposta di Milano
Oltre alle già citate difficoltà difensive, Milano paga il non avere nulla o quasi dall’assetto big. Olinde e Thiemann hanno permesso ai tedeschi di non andare sotto fisicamente con gli accoppiamenti con Mirotic e Melli e allo stesso tempo di mantenere ottime spaziature in attacco. Inoltre, le solite difficoltà nel creare dal P&R di Milano, impediscono al primo quintetto biancorosso di prendere quota.
La prima svolta arriva con l’assetto con tre esterni e l’ingresso di Hall, Lo e Tonut. Migliore spacing, migliore ritmo offensivo e un quintetto più canonico in grado di punire meglio la porosa prima linea difensiva dell’Alba.
Il lavoro di Hall e Lo sulla palla a livello difensivo blocca la fluidità dell’attacco dell’Alba, permettendo a Milano di sfruttare maggiormente la transizione e di togliere di impiccio il dover generare vantaggio a difesa schierata.
Come ti gioco l’hand-off
Un altro segnale delle difficoltà milanesi nel mantenere il focus sulla partita passa dalla produzione dei padroni di casa nel secondo tempo dalle situazioni di hand-off. Nel secondo quarto la squadra tedesca ha prodotto 1,750 punti per possesso dalle situazioni di consegnato.
Una squadra che difensivamente dovrebbe dominare la partita, a maggior ragione contro una compagine che non ha la sua stazza fisica, dovrebbe riuscire a rompere i blocchi e passare sopra per rovinare la qualità del consegnato. Invece, l’Alba ha spesso ricevuto in situazioni dinamiche, muovendo il pallone e andando a trovare un tiro comodo.
A una squadra che ha capacità di muovere il pallone, ma limitata capacità di creare palla in mano, devi togliere la prima cosa se non vuoi che la seconda risulti meglio di quanto sia. Tutto quello che Milano non è riuscita a fare.
Soli sull’isola
Shields e Mirotic sono stati in tutto e per tutto l’attacco di Milano, chiudendo con rispettivamente 25 e 30 punti. Segno che lo staff tecnico è riuscito a realizzare i set offensivi che avevano pensato con loro, aiutati da una difesa che di certo non brilla per efficacia, ma che allo stesso tempo è riuscita a isolarli dal contesto di squadra.
Il montenegrino ha prodotto 1,304 punti per possesso nella partita, risultando estremamente efficace nelle situazioni di spot-up (1,333 ppp), sia nelle situazioni di pick and pop (1,143 ppp) che nelle situazioni di post-up (1,143 ppp). Lo staff milanese lo ha convolto in quasi tutti i set offensivi, risultato imprendibile per la difesa berlinese.
Shields ha faticato molto di più nel produrre dal pick and roll (soprattutto da handler) ma ha fatto ottime cose in situazioni di spot-up. L’Alba ha scelto sistematicamente di mandarlo contro gli aiuti, il giocatore Olimpia abile nel giocare nella tasca concessa dalla difesa a produrre 1,455 punti per possesso nelle situazioni di spot-up.
Il fatto che Milano abbia perso una partita dove i suoi tenori hanno prodotto così tanto è sintomatico di come l’attacco di squadra abbia faticato e non poco. E una volta persa l’efficacia dei tre big, Milano si sia un attimo dovuta reinventare in corsa con poco costrutto.
Come spingo nella fossa
Le difficoltà di Milano sul P&R hanno permesso alla difesa dell’Alba di fare una figura migliore di quella che hanno fatto in tutte le uscite precedenti. Milano ha prodotto un impietoso 0,839 punti per possesso dalle situazioni di P&R.
Gonzalez, conscio del momento milanese, decide di uscire sempre forte sul pick and roll. Show forte sfruttando la mobilità di Thiemann e Olinde per togliere la palla presso dalle mani degli handle designati e costringere l’Olimpia ad andare da trattori primari meno efficaci. Lo show aggressivo inevitabilmente concede spazio negli angoli e si sbilancia in caso la palla esca, ma ha il merito di tenere il ritmo mediamente alto per le abitudini della squadra di Messina e dare modo ai padroni di casa di alzare il numero dei possessi.
Soluzione semplice ma che ha mandato in tilt le poche certezze biancorosse sul gioco a due.
Buon attacco e cattiva difesa ?
In una partita persa 85-82 si è portati a pensare che l’attacco abbia lavorato bene, la difesa invece abbia fatto acqua, ma a una analisi più approfondita quello che salta all’occhio è che l’attacco Olimpia abbia prodotto 1,025 punti per possesso nonostante lo show offensivo di due dei suoi giocatori. L’Alba ha numeri analoghi (1,104). Siamo sicuri che gli attacchi abbiano performato così bene?
La risposta breve è no, la risposta più articolata parte sempre dal no, ma si concentra sul fatto che Milano ha principalmente bruciato i vantaggi creati nell’attacco a metà campo. Non si parla dei parziali, ma dei veri e propri tiri aperti creati e non presi per eccesso di esecuzione o poca convinzione. Passare buoni tiri non è mai un bene perché spesso ti porta a prendere un tiro peggiore.
Milano lo ha fatto sistematicamente e ha regalato diverse volte la transizione a una squadra che aspettava solo quello per prendere ritmo in attacco. Milano, sia nei numeri, sia all’atto pratico, ha preso tiri non bilanciati che l’hanno costretta a rientri difensivi in emergenza, regalando campo a una squadre che copre molto bene il parquet in transizione.
In definitiva, Milano ha segnato 82 punti ma non ha attaccato bene se non per il talento di due straordinari tenori.
I rimbalzi offensivi…letali
L’Olimpia subisce 28 punti nell’ultimo quarto. Uno sproposito per una squadra che nonostante tutte le difficoltà era in controllo della partita, arrivando a +12, e che poi ha concesso 2 punti per possesso nelle situazioni di rimbalzo offensivo.
Da cosa dipende? Da quanto abbiamo appena detto. Cattivi tiri, cattiva transizione, cattivi accoppiamenti e cattivo lavoro a rimbalzo. L’Alba è una squadra che va forte a rimbalzo offensivo per tenere sempre alto il numero di possessi. E vive di seconde opportunità per generare tiri aperti che difficilmente crea dal palleggio.
L’Olimpia, così come i giochi in uscita dai blocchi e gli hand-off, ha concesso un’altra soluzione che nel GamePlan biancorosso era cerchiata in rosso tra le cose da evitare.