L’Olimpia Milano come società, come squadra e come simbolo rappresentativo del territorio per cui gioca, è stata, tra tutte le partecipanti alla LBA, una delle formazioni più colpite, specialmente a livello emotivo, dalla pandemia di Coronavirus. Con la Lombardia che è stata la regione più colpita dal contagio di questo terribile virus, l’Armani Exchange, essendo parte integrante e organo importante delle terre lombarde, ha sentito particolarmente la drammaticità della situazione. A dare una risposta collettiva nella lotta al Covid-19, ci ha pensato il patron delle scarpette rosse, Giorgio Armani in persona. Il numero uno dell’omonima azienda di moda meneghina ha contribuito in modo sostanziale a supportare strutture ospedaliere e medici: ha effettuato una donazione di un milione e 250 mila euro a tutti gli ospedali italiani, dando prova della signorilità e dell’attaccamento al proprio paese che gli sono sempre stati riconosciuti. Inoltre, a questa prima cifra bisogna aggiungere altri indennizzi inviati all’indirizzo di svariati ospedali specializzati in giro per la penisola, oltre ad un aiuto concreto, costituito dalla produzione di camici destinati ai dottori che stanno salvando parecchie vite in questo periodo. Armani ha deciso di adibire tutti gli stabilimenti della sua industria a centri che fabbricheranno abiti da lavoro per medici e infermiere in tutta Italia, un gesto che fa sicuramente onore al nome dell’Olimpia Milano (oltre ad essere estremamente prezioso, ovviamente).
Le dichiarazioni
Oltre ai fatti, a far trapelare i pensieri da Milano, ci sono le parole di alcuni dei protagonisti di questa stagione. In primis, Tom Bialaszewski, una delle novità tattiche più importanti dell’AX 2020, è stato ospite di The WojPod, la cui mente organizzatrice è l’uomo che ci fornisce buona parte delle notizie riguardanti l’NBA.
L’assistente di Ettore Messina ha parlato a Wojnarowski dell’Olimpia Milano, della NBA, di Kobe, e, per quello che interessa questo pezzo, della sua esperienza non felice delle ultime settimane.
Sono qui con mia moglie e i miei due figli di due e quattro anni, pratichiamo la cosiddetta distanza sociale. Milano ovviamente è nella Regione più colpita, ma per ora è stata toccata meno duramente rispetto ad altre città dell’area soprattutto il centro. Siamo spaventati come tutti, stiamo in casa, cerchiamo di fare qualche attività, tenere occupati i bambini, essere creativi nel modo di passare il tempo. Ci sono degli inconvenienti, ma questo è un momento in cui la sicurezza è più importante del resto. (…) Abito in un complesso di sei palazzi che si affacciano tutti sull’interno, sul giardino, e ogni sera alle 18, a parte quando la temperatura è scesa e faceva troppo freddo, la gente si affaccia sul balcone, cantano magari l’inno nazionale oppure mostrano le bandiere italiane o magari bevono un bicchiere di vino e brindano a distanza. C’è un senso di unione, di vicinanza che si avverte chiaramente.
Un’altra voce americana, che ci giunge sempre via podcast, è quella di Michael Roll, che ci arriva dalla trasmissione di NBC Sports. L’ex Maccabi è stato costretto a restare in Italia a causa del parto che attende sua moglie, con il primogenito che dovrebbe venire al mondo a Maggio (e in questo momento il papà non potrebbe assistere al travaglio). A differenza del suo coach, Roll è stato piuttosto duro, in particolar modo nei confronti di Euroleague. Si è espresso schiettamente sulle decisioni di Eurolega e NBA sullo stop dei campionati, criticando la gestione europea (traduzione by Sportando).
Adam Silver in NBA ha fatto un ottimo lavoro, agendo rapidamente. In Europa invece le decisioni sono arrivate tardi, si è temporeggiato troppo. Dopo le partite con Real Madrid e Valencia dovevamo giocare contro l’Olympiacos, ma due giorni prima della partita il governo greco ha proibito i voli per l’Italia. Noi non volevamo giocare la partita all’estero, con la possibilità che uscendo dal paese non potessimo più rientrare, nessuno sapeva come si sarebbe sviluppata la situazione. Senza contare il rischio di un contagiato all’interno della squadra, che avrebbe portato tutti a un isolamento totale anche dai nostri familiari per due settimane. È stato un disastro, l’EuroLeague voleva farci giocare a Berlino in campo neutro per entrambe, ma nessuna delle due squadre voleva giocare. Hanno sospeso tutto quando l’Olympiacos aveva già volato su Berlino, noi avevamo deciso di viaggiare il giorno stesso della partita quindi non ci eravamo mossi. Nessuno voleva prendere una decisione anche per tutte le dispute contrattuali, e nessuno aveva una risposta. Penso che la decisione di Silver abbia tracciato una direzione anche per altre leghe nel mondo.
Infine, insieme alle sensazioni di chi è rimasto, abbiamo quelle di chi è partito. Mi riferisco a Sergio Rodriguez, sicuramente uno dei mattatori della stagione in casa Olimpia Milano, che ha affrontato una macchinata piuttosto impegnativa. Lo spagnolo, prendendo atto della chiusura dei voli dall’Italia per la Spagna, ha deciso di affrontare un viaggio abbastanza lungo e scomodo, raggiungendo Alicante, città natale della moglie, con il proprio automezzo, secondo quanto riportato da Marca. La stessa testata madrilena, ci riporta le impressioni del Chacho su questa vicenda poco semplice. L’ex CSKA e Real, è apparso molto cauto, quasi turbato (come biasimarlo), affermando che, in questo momento, i pensieri non vanno al ritorno in campo. In conclusione, lancia, forse, una frecciatina a chi ha deciso di continuare gli allenamenti (vedi Virtus), elogiando la comprensione della situazione di Messina.
Avessi avuto tutta la famiglia con me, sarei rimasto a Milano. Ma dopo EuroLeague abbiamo avuto quattro giorni liberi per le finestre Fiba, e siamo andati alle Canarie. Uscita la notizia della diffusione dell’emergenza in Italia, il 23 febbraio hanno chiuso le scuole. Così sono tornato da solo a Milano mentre la mia famiglia è rimasta ad Alicante. Il via libera del club è stato un sollievo dopo la quarantena. Stare con la mia famiglia è una benedizione, nonostante il fatto che in Spagna non si possa comunque uscire di casa, e la situazione sia simile a quella di Milano. Ettore Messina è stato molto comprensivo, importante avere persone coerenti che capiscano il momento. Ora non possiamo pensare nulla. Dobbiamo sperare con forza che tutto si risolva. Non possiamo chiederci tra quanto torneremo in campo, perché le aspettative genererebbero altra delusione. Possiamo solo stare a casa e sostenere chi lavora. Pensiamo al presente, poi ci sarà tempo per valutare il resto.