Olimpia Milano: Malcolm Delaney e la sua miglior stagione in Eurolega

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Delaney
Fonte Twitter @lokobasket

Se c’è un arrivo della scoppiettante campagna di mercato dell’Olimpia Milano che desta più attesa,  è sicuramente Malcolm Delaney. Magari perché tendenzialmente sarà la stella della squadra, o per via del suo carisma e del suo passato, oppure poiché sembra essere un rimpiazzo arrivato in ritardo, per lo meno in termini di peso specifico rivestito nel roster, di Mike James. Il confronto tra i due è arrivato a livelli esasperati, tanto da coinvolgere gli stessi protagonisti in prima persona, tuttavia un parallelismo appare inevitabile, forse perché si tratta di quei giocatori che infiammano il pubblico. Oltre ad essere un boost per la vendita di biglietti, fuoriclasse di questa caratura sono indispensabili sui palcoscenici di Eurolega. L’impressione è che abbia dovuto riconoscerlo anche Ettore Messina, che è tornato sui propri passi, riportando al centro del proprio progetto un elemento quanto fondamentale sul parquet, tanto ingombrante fuori, sebbene questo conti relativamente e sia tutto da vedere. Quel che è certo, è che Delaney sia quel tipo di giocatore in grado di cambiare le sorti di una partita con le proprie giocate. Se lo faccia meglio o peggio di James è da vedere, nonostante lo stesso Malcolm abbia aperto un dibattito proprio negli ultimi giorni, come vi abbiamo raccontato. MJ nell’ultima stagione ha dimostrato di essere superiore, ma il suo amico-nemico nel corso della propria carriera ha dato prova davvero di essere una delle migliori guardie di Euroleague. Quando? Nell’esperienza da lui vissuta esattamente prima dell’approdo in NBA, con gli Atlanta Hawks, e dell’annata in Cina. In quella stagione, che andremo ad analizzare, dire che Delaney fosse “la migliore guardia in Europa” era un dato di fatto, o quasi (De Colo permettendo).

Malcolm Delaney e il suo 2015/16

Sento spesso dire, parlando di Olimpia, che “se Delaney si avvicina ai tempi del Lokomotiv, Milano è a cavallo”, ebbene è il momento di confermare la veridicità dell’affermazione. Il nuovo arrivato in casa Armani, durante i suoi due anni al Lokomotiv Kuban, dal 2014 al 2016, ha attraversato quello che gli americani chiamerebbero come il suo prime, ovvero il momento della propria carriera in cui ha reso maggiormente a livello prestazionale. In particolare, volendo individuare il suo peak (l’apice assoluto), si può indicare la sua seconda stagione in Russia, quella disputata nel 2015/16, in cui ha chiuso la Regular Season di Eurolega nel miglior quintetto della competizione e ha raggiunto con i suoi le Final Four. Un anno di grazia difficilmente replicabile, ma avvicinabile, nonostante più di quattro anni di distanza, e in mezzo i passaggi in due continenti, oltre all’avventura al Barça dello scorso anno. La pallacanestro espressa allora non è stata rivista appieno in blaugrana recentemente, o almeno è stata apprezzata in una forma ridimensionata legata al contesto catalano. C’è da dire che a Kuban era stato costruito un roster che girava alla grande, il quale si arrese soltanto al CSKA campione alla fine e che poteva contare su gente del calibro di Randolph, Broekhoff, Claver, Singleton, Janning e Fesenko, oltre all’attuale numero 23 biancorosso, che fu autore di qualcosa che da quelle parti ricordano ancora.

Delaney quell’anno si affermò tra i migliori realizzatori dell’Eurolega, ebbe un impatto straordinario e molto più consistente rispetto alla VTB League, competizione in cui fu gestito bene da coach Bartzokas, con cui il futuro meneghino non ha mai nascosto di avere un buonissimo rapporto. Fu, senza dubbio, la sua miglior cavalcata in carriera, specialmente in termini di produzione in rapporto all’efficienza, tralasciando, per ovvi motivi, la parentesi cinese che lascia il tempo che trova. In EL segnò 16,3 punti ad allacciata di scarpe, tirando con il 45,3% dal campo su 10,8 tentativi a gara e con il 40,2% da tre su 5,6 tiri presi, percentuali che ha superato soltanto al Barcellona, dove ha registrato volumi di tiro decisamente minori. Fioccarono anche i career highs, fissati con il Loko per punti (31 contro il Cedevita), assist (11 contro il Karsiyaka, oggi Pinar) e palle rubate (4 contro il Baskonia), tra i più importanti. Non mancarono le serate e i momenti da ricordare, come i 47 punti, l’8/15 dall’arco e il 17/18 ai liberi, delle due sfide di F4 a Berlino, o la sua striscia di fuoco ad OAKA, con 20 punti in 5 minuti nell’inferno verde.

Malcolm Delaney, in quelle 31 uscite europee, la passò come mai aveva fatto in carriera, mantenendo una media di 5,5 assist per game, con delle statistiche di AST/TO e Assist Ratio paragonabili soltanto a questa stagione sotto Pesic, dove di assist ne ha distribuiti 4,8 ogni match.

Difensivamente ha sempre avuto qualche problemino fisico e tecnico, tuttavia quell’anno fu discreto sul perimetro e più permissivo al ferro. Anche qui ricordiamo uno dei picchi della sua carriera per intensità e aggressività sull’arco in fase difensiva. Mentre la shooting chart dei suoi diretti avversari in Eurolega nel 2015-16, evidenzia qualche difficoltà nel difendere al ferro, oltre a quanto evidenziato prima (fonte InStat). Le sue difficoltà pratiche stanno in qualche lettura sui blocchi, sui close-out e sui tagli.

Nel video che segue, potete osservare come capita che sia in ritardo sul tiratore, magari per errori nelle rotazioni precedenti, ma riesca ad uscire a contestare, sebbene talvolta lo faccia con troppa irruenza. Sempre di seguito, è evidenziato come le difficoltà maggiori siano in mismatch e sui pick&roll avversari. 

Un sintomo della fiducia acquisita da Delaney al Lokomotiv sono le sue percentuali ai liberi. Altro career high personale con l‘85,1% su 174 tentativi, frutto di una capacità spiccata di subire fallo. Difatti, questo dettaglio fu uno di quelli in cui spiccò maggiormente nella lega: 6,5 falli subiti a partita. L’uomo da Baltimora fu colui che subì il maggior numero di falli e tentò più liberi nelle Top 16 e durante i playoff, mentre si posizionò secondo nel corso della regular season. Tirare 5,6 liberi a partita, può essere un bel plus per un giocatore del genere, che può avere, per forza di cose, qualche serata negativa al tiro. Tuttavia, nell’ultima annata in Spagna, questi dati sono scesi: solo 63 liberi tentati in 26 gare di Eurolega, mandati a bersaglio con un anomalo 68,3%. Probabilmente su questo aspetto impatterà molto la fiducia, estremamente importante su un giocatore “emozionale” come Malcolm Delaney. Un fattore in più, che stando alle sue prime dichiarazioni, sembrerebbe non mancare in casa Olimpia Milano.

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