Olimpia Milano, è una partenza lenta. Ma serve pazienza

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(foto Alessia Doniselli)

Tre vittorie e tre sconfitte, due delle quali in campionato. Non è la partenza auspicata per l’Olimpia Milano, a maggior ragione dopo un precampionato brillante e senza ko. L’avvio ufficiale della stagione, però, ha portato alla luce più di un problema in casa della grande favorita, posizionata a metà classifica e distanziata di quattro punti dalla Virtus capolista.

L’Olimpia Milano ed i problemi difensivi

I 92 punti subiti contro l’Happy Casa Brindisi sono il primo dato a balzare all’occhio, sottolineato immediatamente da Ettore Messina nel post partita. L’AX Armani Exchange non è, al momento, una squadra tipica del coach nativo di Catania: fatica ad avere continuità, commette alcuni errori banali e riesce solamente a tratti ad essere aggressiva. Inoltre, recuperando pochi palloni, Milano non riesce ad andare in contropiede.

I motivi? È una squadra nuova e molti elementi devono ancora trovare la giusta chimica in campo, fondamentale per avere una difesa efficace, soprattutto se alcuni giocatori (Rodriguez e Scola, ad esempio) non sono certo conosciuti per essere degli strepitosi difensori a livello individuale. E non è forse un caso che le due partite senza Shelvin Mack, uno dei migliori difensori della squadra (pur con i problemi di ambientamento), abbiano visto Milano subire 86 punti di media. Troppi.

L’attacco poco produttivo dell’Olimpia Milano

Le difficoltà maggiori, tuttavia, si sono viste dall’altra parte del campo, con un attacco molto altalenante. L’Olimpia Milano riesce ad essere davvero efficace solamente quando è in campo il Chacho Rodriguez, già ampiamente leader di questa nuova squadra. Lo spagnolo riesce a dare ritmo e giocate individuali ai biancorossi, altrimenti apparsi poco fluidi ed in difficoltà in regia con Mack, Cinciarini o Moraschini, anche se quest’ultimo qualche segnale positivo l’ha lanciato in alcune partite.

Le percentuali disastrose da 3 punti avute in più di una partita hanno fatto il resto, non permettendo così alla squadra di Messina di aprire il campo e trovare anche delle soluzioni alternative vicino a canestro. Dove Luis Scola ha avuto un impatto subito importante, ma ha già mostrato di soffrire gli impegni ravvicinati, come abbastanza naturale, avendo compiuto 39 anni. E, se Jeff Brooks è apparso in crescita nelle ultime uscite, gli altri neo acquisti Roll e White stanno faticando più del previsto.

Si è già aperto un dibattito sulla mancanza di talento diffuso nella squadra milanese: escludendo Rodriguez, Scola ed il sempre positivo Micov, effettivamente, non ci sono giocatori in grado di costruirsi un tiro in proprio o di crearsi una situazione offensiva favorevole. Aspettando i rientri di Nemanja Nedovic e Arturas Gudaitis: due pezzi fondamentali del puzzle dell’Olimpia, sinora fermi ai box per infortunio, ma probabilmente prossimi al ritorno sul parquet (più il lituano del serbo).

L’Olimpia Milano e la necessità di avere pazienza

Nonostante alcuni siano già pronti a chiedere ‘dimissioni o tagli’ alle prime difficoltà, è necessario avere pazienza in casa Olimpia Milano. Non si può costruire una squadra quasi completamente nuova (staff tecnico e società comprese) in un paio di mesi, uno dei quali inoltre privo di una parte del roster tra infortuni e giocatori impegnati con le proprie nazionali ai Mondiali.

La formazione di Ettore Messina ha bisogno di tempo per poter lavorare e crescere, oltre a recuperare la propria guardia e centro titolare, che hanno dimostrato in passato di avere i mezzi per dare una svolta qualitativa al gruppo. Certo, se tra uno o due mesi ci saranno le stesse difficoltà, allora sarà il momento di far scattare l’allarme. Ma adesso è troppo presto.

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Fabio Cavagnera
Lo sport ed il basket sono da sempre la mia passione, diventati poi il mio lavoro, da ormai il lontano 1998 (eh già, sono quasi tra gli 'anziani'). E Backdoor Podcast lo ritengo un mix tra passione e qualità.

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