Una stagione deludente. Senza se e senza ma. Una luce (rossa) a rischiarare la mediocrità: Nico Mannion. Il Red Mamba in soli 4 mesi ha recitato tante parti in commedia: il go-to-guy, il playmaker, l’uomo-squadra, il front-man. In parole povere, ha risolto i problemi di una “squadra dispari”, soprattutto dopo l’addio di Oliver Hanlan, atterrato dalla sera alla mattina ai piedi del Cremlino con un contratto più che soddisfacente (anche il buy-out a favore di Varese ha fatto sorridere il front office).
Così possiamo definire in poche parole il campionato di una Openjobmetis che ha perso molte delle scommesse estive (Cauley-Stein su tutti) e ha salvato in extremis la serie A-1. Non esattamente quello sognato alla vigilia da Luis Scola, Toto Bulgheroni e soci.
In ritorno in Europa (Fiba Europe Cup, dopo essere stata eliminata ai preliminari di Champions League) ha regalato un sorriso: per 75’ i biancorossi hanno sognato la finale della quarta competizione continentale e solo negli ultimi 5’ il Bahcesehir è riuscito ad avere la meglio.
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Mannion 8.5: in soli 4 mesi ha ritrovato la voglia di giocare a pallacanestro e “la borsa è diventata meno pesante”. Miglior italiano del campionato, leader per punti, assist, soprattutto talento ritrovato per la pallacanestro azzurra, come mai nelle sue avventure precedenti alla Virtus e al Baskonia.
Moretti 6.5: stagione tra luci e ombre. Prestazioni abbacinanti, sonnellini immotivati, un paio di infortuni e la sensazione di un giocatore in crescendo, soprattutto nell’applicazione difensiva.
McDermott 7: capitano in corso d’opera, al suo primo anno in Europa si dimostra la pescata migliore della travagliata estate biancorossa. Pochi chili, tanta grinta e altrettanto fosforo. Probabilmente Varese ripartirà da lui.
Brown 6: altro deb europeo, si fa apprezzare per atletismo e capacità di sforacchiare il canestro avversario dagli amati corner 3, mentre in difesa è una tassa da pagare nei missmatch contro i 4 più stazzati (mica solo per colpa sua, mancando l’ordine di aiutarlo con i raddoppi).
Spencer 6.5: tra luci e pause inspiegabili, quando si ricorda tira su la tenda nelle aree colorate e fa in tempo a ritoccare il record societario alla voce rimbalzi (23 carambole catturate a Pistoia, 37 anni dopo le 22 catturate da Corny Thompson contro l’Irge Desio).
Besson 6: lascia intravvedere buonissime qualità atletiche nello sprazzo di campionato giocato. Avrebbe meritato di essere rivisto, invece saluta la compagni e fa i bagagli subito dopo l’ultima partita per cercare nuove avventure.
Woldetensae 5: la più opaca delle 3 stagioni a Varese. Non deroga mai ad impegno e buona volontà, ma non trova mai la sua dimensione, anche forse per lo scarso feeling con lo staff tecnico.
Gilmore 5: oggetto misterioso delle ultime partite, alla lunga ingiudicabile, anche se i pochi sprazzi sul parquet sono stati piuttosto misteriosi.
Okeke 6: la notizia più bella è che torna a giocare a pallacanestro dopo il gravissimo infortunio. Prove tecniche di trasmissione per la prossima stagione, con l’augurio che il basket italiano ritrovi questo talento fisico clamoroso.
Ulaneo 6: spazza via tutte le perplessità dopo essere arrivato come cambio della A-2. Alla luce dei fatti il giocatore più migliorato del gruppo. Non un manuale di tecnica del basket, ma tanto cuore e spunti positivi in Italia e (soprattutto) in Europa. Ribattezzato simpaticamente il “Bill Walton della Garbatella” (absit iniuria verbis).
Librizzi 5.5: ha meno occasioni per incidere rispetto all’anno scorso. Qualche bella prestazione in Europa, una ottima (e determinante) partita a Pesaro. Poi il doppio brutto infortunio e l’operazione alla spalla lo tolgono di mezzo.
Hanlan 7.5: il capitano e il leader della squadra per mezza stagione, poi vola a Mosca per monetizzare. Giocatore che si è rilanciato a Varese, inarrestabile in Europa e a lungo miglior marcatore della serie A.
Cauley-Stein 3: Franken-Stein atterra in ritardo, si dedica al golf e deve convivere con i suoi fantasmi. In tutto ciò di basket neanche a parlarne. Arriva tra squilli di tromba, se ne va nell’ombra, l’ombra del grande giocatore che fu.
Young 3: palesemente con una forma fisica inadatta per giocare a pallacanestro, arriva a gettone per sostituire l’infortunato McDermott e se ne va senza rimpianti. Come l’amico ed ex compagno WCS.
Shahid 4: pescato in Islanda, è la super scommessa estiva degli scout biancorossi. Persa. Passa alla Juvi Cremona e fa le onde, ma la A-1 è stato un azzardo troppo grande per lui.
Shahid 4: pescato in Islanda, è la super scommessa estiva degli scout biancorossi. Persa. Passa alla Juvi Cremona e fa le onde, ma la A-1 è stato un azzardo troppo grande per lui.
Virginio, Zhao, Assui s.v.
Bialaszewski 5: ha il merito di tenere insieme la baracca del Grand Hotel Openjobmetis anche nei momenti più bui della stagione. E questo non è un merito da poco, anche perché la sensazione è che sia lì a fare da parafulmine per tutti. Però dal punto di vista della personalità non incide mai e non dà mai la sua impronta giusta alla squadra. Figurarsi se un ambiente competente e critico come quello di Masnago non lo capisce e infatti da dicembre lo subissa di fischi ad ogni presentazione. Alla sua prima occasione da head coach non esattamente le migliori condizioni ambientali per poter lavorare. Patisce l’ostilità dell’ambiente e porta a termine la stagione con grande difficoltà, ma non deroga mai in termini di professionalità. Per quello che può fare.
Front Office 5: le scelte sbagliate sul mercato estivo condizionano tutta la stagione. In un 5+5 non puoi sbagliare 2 Usa su 5, uno dei quali il più pagato del roster (nel ruolo meno funzionale al contesto del Moreyball). A pochi millimetri dall’impatto con l’iceberg ci vuole un guizzo old style di Luis Scola, con tutta la sua personalità, per convincere Nico Mannion a vestire la maglia biancorossa, in una operazione win-win tra le più clamorose degli ultimi anni nel basket italiano. Però è chiaro che la stagione è oramai andata. Ceduto Hanlan per accontentare il giocatore (e incassare il ricco buyout del CSKA), i sogni di gloria (playoff e conquista della Fiba Europe Cup) svaniscono. Arriva la salvezza dopo un girone d’andata da incubo e cara grazia. Il prossimo mercato sarà la prova del nove per le ambizioni della società, che naturalmente fanno rima con sostenibilità e un budget non proprio da primi posti, diciamo così. Ci sarà ancora Nico Mannion? A Varese sognano la conferma del loro idolo, ma la realtà dice che sarà difficile, difficilissimo…