L’Olimpia esce vittoriosa anche da gara 3, chiudendo anzitempo la serie e “regalandosi” una settimana di riposo in vista della finale. Nel 69-87 finale brilla la prestazione di Tommaso Baldasso, autore di 17 punti in 18 minuti. Milano ha ottime produzioni offensive anche da Melli, Datome e Rodriguez. Nelle file di Sassari invece altra prestazione convincente del trio Robinson-Bendzius-Bilan, che però non è sufficiente a evitare il cappotto.
Tommaso “Fancudo” Baldasso
17 punti con un 5/10 da tre e un 2/2 ai liberi. Questa la prestazione in numeri di Baldasso. In gara 3 si è reso protagonista del primo rientro di Milano con il secondo quintetto, oltre che dell’allungo decisivo che spacca in due la partita.
Giocatore che ormai è entrato stabilmente nelle rotazioni di Messina, giocando da jolly tra le posizioni di 1 e 2. Nei momenti in cui Rodriguez è in panchina attua una gestione condivisa del pallone insieme a Hall, nei momenti in cui il Cacho è in campo gioca da tiratore sugli scarichi. Permette allo staff tecnico di Milano di avere un tiratore in più (soprattutto senza Daniels), e di mantenere Grant nelle rotazioni.
Melli
Anche in gara 3 Melli ha dato segnali confortanti. In attacco è ancora un po in panne, soprattutto al tiro da fuori, ma riesce comunque a essere determinante assicurando ricezioni interne e letture dal post. Anche oggi ha dimostrato come con lui l’attacco di Milano abbia un ulteriore costruttore di gioco in grado di leggere sulle riaperture degli esterni. Fondamentale per Messina averla in condizioni accettabili in vista della finale.
Zone press
Se bisogna trovare un neo alla partita di Milano è nella difficoltà di superare la zone-press che Bucchi ha provato ad attuare per tutta la partita. In molti frangenti l’attacco dell’Olimpia si è fatto spingere nelle trappole difensive di Sassari, arrivando a palleggiare con l’uomo che voleva la difesa. Dettaglio su cui Messina e il suo staff dovranno considerare.
Dinamo Sassari
Il 3-0 dimostra solamente che la differenza tra le due squadra è notevole, Sassari ha però giocato la serie al meglio delle sue possibilità. Ha avuto sempre risposte dai suoi principali fari offensivi, ad eccezione fatta per Burnell. L’Ex-Cantù ha sofferto la difesa di Milano è non è mai riuscito a generare quei possessi che solitamente crea dal post basso.
Alla lunga ha inevitabilmente pagato una panchina qualitativamente inferiore. Nelle tre partite giocate all’interno della serie ha sempre dimostrato di aver un quintetto iniziale in grado di reggere l’urto, un secondo quintetto che invece andava sotto inevitabilmente contro i pari ruolo dell’Olimpia. Le difficoltà di Logan, dovute sia a un suo periodo no ma anche all’ottima difesa di Milano, non hanno mai permesso a Bucchi di dare riposo ai titolari. Sassari è quasi sempre crollata alla distanza.
Bendzius
L’ala lituana è stato decisamente il giocatore migliore di Sassari nella serie. Il suo continuo lavoro sul lato debole ha creato non pochi problemi alla difesa di Milano. Ha quasi sempre punito la scelta di intasare l’area ed è stato l’uomo tatticamente più importante per Bucchi in tutte e tre le partite. Se in gara 2 la Dinamo è andata vicina al colpo esterno è stato soprattutto grazie alla sua capacità di attaccare il ribaltamento di lato.
La solitudine di Robinson
L’esterno sassarese è stato uno dei giocatori più positivi di questa stagione, oltre che uno di quelli con il rendimento costante nelle tre partite (tolta gara 2 dove si è fermato a 5 punti). 27′, 28′ e 29′ di utilizzo nelle tre partite. Determinate perchè uno dei pochi handler affidabili per la Dinamo, oltre che per mettere pressione sul perimetro. Il suo grande problema ? Non avere un alter ego in grado di fare lo stesso identico lavoro.
La Dinamo si è scoperta corta sugli esterni nel momento in cui Robinson doveva essere speso su uno tra Rodriguez e Shields, lasciando Kruslin in balia di un altro esterno di talento. E su questo accoppiamento Milano ha lucrato tantissimo.