L’Olimpia Milano festeggia l’esordio di Napier nel migliore dei modi, battendo il Baskonia per 89-83. Buon ingresso nelle rotazioni del prodotto di UConn e grande serata di Voigtmann che chiude la sfida con 16 punti a 4/6 da 3.
Mandali dentro
Thompson 25% e Howard 20%: Milano è partita con l’idea di togliere il tiro da 3 agli esterni del Baskonia ed è riuscita nel suo intento.
Thompson è stato spesso spinto dentro sui pick and roll, lasciando il difensore del bloccante in drop e accettando il suo floater da centro area. Hall ha fatto un ottimo lavoro nel passare con lui sui blocchi per non fargli prendere lo spazio sufficiente per tirare.
Howard invece ha sempre fronteggiato un cambio sistematico, soprattutto nei minuti in cui Milano aveva Hines in campo. Accettare la sua penetrazione, ma togliere visione del canestro da fuori mettendogli sempre un corpo contro.
Tonut e Luwawu-Cabarrot
Uno degli aspetti forse più sottovalutati nella vittoria di Milano è la capacità del duo Tonut-Luwawu-Cabarrot di battere la difesa sul ribaltamento di lato. L’arrivo di Napier ha permesso all’attacco dell’Olimpia di entrare più velocemente nei set offensivi, loro ne hanno giovato approfittando di una difesa che spesso tende a essere lenta in questo aspetto. Le doti atletiche dei due hanno regalato tante conclusioni al ferro per l’attacco biancorosso.
Due attaccanti utilizzati per fare la cosa che sanno fare meglio: attaccare la difesa mossa.
Voigtmann
Doveroso fare una menzione d’onore per il lungo tedesco. Dopo settimane in cui era finito ai margini, approfitta dell’assenza di Melli per sfoderare la migliore prestazione in maglia Olimpia. La maggiore fluidità dell’attacco di Milano ha aiutato, lui ha il merito di farsi trovare pronto mettendo lì 16 punti con un 2/3 da 2 e un 4/6 da 3.
Il Baskonia decide di lasciarli quel tiro perchè preoccupata del roll di Hines e Davies. Lui punisce quella scelta come mai aveva fatto in questa stagione.
Napier
Al di là delle cifre, la sua presenza ha permesso a Milano di riproporre dei pick and roll centrali che erano totalmente spariti dal playbook di Messina in questi mesi. Capacità offensive per mettersi in proprio, capacità di servire il rollante sia profondo che sullo short roll e possibilità di coinvolgere le sponde (vedi Tonut e Cabarrot) con ricezioni dinamiche, aspetti che hanno dato linfa all’attacco di Milano.
L’impatto è buono. Si dovrà rivalutare quando le difese avranno preso le misure e il giocatore sarà scoutizzato, ma l’idea di base è che finalmente Milano abbia trovato il suo handler in grado di creare vantaggio dalle situazioni di pick and roll.
Baskonia e lato debole
Se il tiro da fuori ha funzionato male nell’attacco degli ospiti, l’uso del lato debole invece ha funzionato molto bene a livello offensivo. La qualità dei set offensivi di Penarroya ha spesso portato la difesa di Milano a perdere l’uomo in usciva da catene di blocchi sul lato lontano dalla palla.
In quella situazione spesso Baron, Luwawu-Cabarrot e Voigtmann hanno faticato nel contenere le uscite di Howard, e Giedraitis. Insieme al floater di Thompson e le incursioni di Howard, è la situazione offensiva che ha dato maggiori soddisfazioni al Baskonia.
Difesa e lato debole
Il tasto dolente della serata basca è invece la difesa, soprattutto sul lato debole. Di base il Baskonia è una squadra che tende a dare molta libertà agli avversari. L’alto ritmo a cui amano andare spesso dà ritmo anche al quintetto fronteggiato: non sempre la pressione sulla palla è ottimale.
Mancando la pressione sulla palla è venuta meno la possibilità di ruotare con tempi giusti dal lato debole e spesso giocatori come Howard, Marinkovic e Giedraitis si sono trovati esposti a esterni con gambe rapide. E su questa situazione la difesa ospite ha imbarcato parecchio.
Thompson
Altra ottima serata per l’esterno ex Brindisi. “Isolato” dalla difesa di Milano, ha comunque prodotto 19 punti in quasi 30 minuti di utilizzo. Nei primi frangenti della partita è l’attacco del Baskonia, lucrando molto bene sull’unico tiro che la difesa dell’Olimpia è disposta a concedergli: il floater.
Con l’andare della partita e la inevitabile crescita di Howard diventa un filo più marginale. Nel finale paga probabilmente un po’ di stanchezza causata anche dalla staffetta difensiva che la difesa di Milano organizza su di lui.