Anche il Maccabi vince al Forum e infligge l’ennesima sconfitta all’Olimpia Milano, sempre più in crisi nera. Gli ospiti, guidati da Lorenzo Brown (21 punti), vincono la partita grazie al terzo quarto dove mettono a segno 27 punti. Ribaltano il -10 e vincono nel finale in volata. 71-77 il risultato finale.
Film già visto
Come successo una settimana fa a O.A.K.A., Milano esegue per 25/30 minuti e poi si spegne improvvisamente. La difesa gli permette di avere un minimo di transizione e facilitare qualche azione offensiva, alla lunga però la creazione dei vantaggi deficitari non le permette di vincere la partita.
Il problema di Milano è alquanto banale ma allo stesso tempo enormemente difficile da risolvere: l’Olimpia, in questo momento, non ha un singolo giocatore in grado di creare un vantaggio dal palleggio fuori dai giochi.
La competizione ormai sta dando segnali chiari: per quanto tu possa eseguire e muovere la palla molto bene, se non hai 2/3 esterni di riferimento veramente forti, difficilmente riesci a vincere le partite. Ne è la dimostrazione il crollo del Fenerbahce al Pireo (assenti giocatori chiave da questo punto di vista), così come lo dimostra ripetutamente l’Olimpia in Eurolega.
Tutto da buttare ?
A mente fredda si può dire che Milano stia provando a uscire da questa situazione. Messina ha provato ad alleggerire il compito di Mitrou-Long a livello di gestione, usandolo maggiormente off the ball.
Ha riproposto Luwawu-Cabarrot come handler nonostante le difficoltà finali di O.A.K.A., non tanto per tocco e letture ma perché al momento le uniche gambe in grado di attaccare il ferro sono le sue. Handler, difensore sulla palla e scarsa abitudine a essere una opzione primaria lo portano spesso fuori giri e con bassa autonomia alla fine.
Ha diviso la gestione del pallone tra Baron e Hall. Il secondo al momento è decisamente tra i più in difficoltà. Tiro che è scomparso, difficoltà in regia e una maggiore fatica a fare tutte quelle piccole cose che lo hanno reso imprescindibile l’anno scorso.
Baron è parso quello più in palla offensivamente e sembra essere tornato al suo rendimento standard come tiratore. La situazione attuale lo porta necessariamente a trattare il pallone più di quanto vorrebbe e allo stesso tempo, il fatto che sia uno dei pochissimi che fa canestro, costringe Messina a tenerlo in campo per lunghi periodi rendendolo un accoppiamento ricercato dagli attacchi.
Supporting cast
Martin 13 punti, Sorkin 14 e Di Bartolomeo 8: la chiave nel successo del Maccabi è nella risposta del supporting cast.
L’Olimpia ha chiaramente preparato la partita per contenere le incursioni di Brown cercando di toglierlo dal perimetro e mandarlo dentro contro gli aiuti. Il play dei Maccabi, autore di 20 punti, ha avuto un grandissimo supporto dai suoi compagnia di squadra. Hanno sempre punito gli adeguamenti difensivi dell’Olimpia.
Il 41,2% da 3 ha reso vane molte delle scelte difensive (corrette) dello staff milanese.
Bonzie Colson
Il momento chiave principale del match è sul finire del terzo quarto quando il Maccabi resiste alla spallata di Milano che la manda -10 e ricuce lo strappo. Il giocatore chiave di questa “rimonta” è Bonzie Colson, autore di 10 punti, ma tutti pesanti nei momenti cruciali del match.
La sua taglia fisica ha permesso a Kattash di attaccare dal post i quintetti di Milano con 3 esterni. In particolare Baron. Se l’ex giocatore dello Zenit è stato motore dell’attacco milanese, è stato anche un mismatch difensivo che l’Olimpia non è mai riuscita a nascondere. Colson ha approfittato di questa marcatura favorevole per generare il parziale che ha messo davanti il Maccabi.
Difesa ballerina
Nonostante la vittoria la difesa israeliana non è esente da critiche. Ha il demerito di incassare 40 punti nel primo tempo da un attacco che in questo momento fatica a mettere punti a tabellone.
Kattash cerca di proteggere il suo principale riferimento offensivo con una difesa che prova a passare sopra i blocchi e a mandare verso l’aiuto gli attaccanti. Scelta giusta, esecuzione errata: la prima linea spesso non tiene e l’aiuto dietro non ha tempo e modo per intervenire. L’Olimpia, per almeno 25 minuti buoni, ha avuto un esterno sempre in grado di andare dentro dopo aver battuto la prima linea difensiva.
Nel finale ha il merito di aumentare la pressione sulla palla e di rendere ancora più evidenti i limiti offensivi dell’Olimpia, nel complesso rimane una squadra che difensivamente ha grossi problemi.