6 ottobre 2021. In seguito a un controllo antidoping disposto dalla NADO, Riccardo Moraschini risulta positivo al Clostebol Metabolita, sostanza dopante contenuta all’interno di uno spray cicatrizzante. La Procura federale, preso atto del risultato analisi del numero 9 dell’Olimpia Milano, è proceduta immediatamente con la sospensione del giocatore dall’attività agonistica e alla formalizzazione della richiesta di squalifica di un anno. Il giocatore si è sempre professato ingiustamente condannato: il contatto con un soggetto che ha fatto uso di quello spray è stato, a suo dire, indiretto. A maggior ragione, Moraschini ritiene l’accusa infondata proprio perché l’assunzione della sostanza è avvenuta a prescindere dalla volontà del giocatore.
3 gennaio 2022. A quasi tre mesi dal controllo e dalla formulazione delle accuse, il Tribunale Nazionale Antidoping, in seguito al rifiuto del patteggiamento proposto a Moraschini, ha soddisfatto le richieste della Procura. La squalifica è confermata. Sino al 6 ottobre 2022, la guardia di Cento non potrà calcare i parquet di LBA, Eurolega e competizioni internazionali. A meno di clamorose svolte. I pensieri di Moraschini, affidati a un post pubblicato in mattinata su Instagram, parlano di un uomo e un atleta affranto.
«Ora aspetto di leggere le motivazioni della decisione (con i miei legali) per fare appello e fare chiarezza su questa terribile vicenda. Perché non può e non deve finire così».
Avanti @morasca9 , terremo sempre la luce accesa su questa vicenda. Sempre. E' anche un nostro dovere— 𝔸𝕝𝕖𝕤𝕤𝕒𝕟𝕕𝕣𝕠 𝕄𝕒𝕘𝕘𝕚 (@AlessandroMagg4) January 3, 2022
I precisi contorni che delineano la vicenda sono ancora ignoti. Non sappiamo se credere all’innocenza professata da Moraschini o avere fiducia nella buona fede delle istituzioni preposte a decidere sul caso. La lettura delle motivazioni della condanna potrà influire su eventuali ricorsi in appello o riduzioni della pena? Il sostegno è arrivato trasversalmente da compagni di squadra, ex vicini di armadietto in spogliatoio, allenatori e dirigenti del basket nostrano. Ma, a prescindere da tutto, quello che dovrebbe far riflettere è, per l’ennesima volta, la farraginosità della macchina decisionale che aziona la giustizia nel nostro paese. Che si parli di ambito sportivo come di quello penale. Se per un caso molto simile come quello di Christian Burns la sentenza era arrivata in tempi relativamente brevi (assoluzione prima dell’inizio della scorsa stagione), la situazione di Moraschini, dopo 89 giorni, ha vissuto solo la sua prima svolta. Tutto nella norma. Purtroppo per Riccardo Moraschini, per Milano e per la Nazionale.