Roger Grimau: “Soffro lontano dal Barcellona”

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Torna a parlare Roger Grimau. L’ex coach del Barcellona ha rilasciato una lunghissima intervista a SPORT in cui ha ripercorso tutta la sua stagione da allenatore del Barcellona. Avventura conclusa con l’esonero al termine di una stagione che ha visto i catalani senza trofei.

Ecco le dichiarazioni più importanti di Roger Grimau.

Sul suo stato d’animo

“Sto bene, ci sono cose importanti nella vita, mi sarebbe piaciuto restare al Barça, i miei colori, ma l’estate mi è servita per mettere diverse cose al posto giusto. Avevo bisogno di tempo per riflettere, per stare con la mia famiglia dopo una stagione lunghissima e durissima. Ho parlato perché ritenevo giusto far sapere la mia opinione”.

Sulla chiamata per allenare la prima squadra

“Il primo contatto con il Barça arrivò verso mezzanotte, poi il giorno dopo il colloquio con il Presidente e via di accordo. Mi piaceva lavorare coi giovani ma sentivo di aver bisogno di qualcosa di più per testarmi, mi sentivo pronto per provarci”.

Su Jabari Parker

ll roster era quasi fatto, mi informarono di un allenamento di prova di Jabari Parker e fu subito chiaro che fosse un uomo giusto, con la voglia giusta. Jabari ha dovuto adattarsi a livello di gioco, è normale, con una predisposizione sempre eccellente. Fondamentale per il suo adattamento è stato però vivere la città, dimostrando che stava bene a Barcellona. Non tutti gli stranieri che arrivano qui la vivono così bene”.

Sul dicembre nero del Barcellona

In una stagione non puoi stare sempre in alto. Dicembre è stato duro per numero di partite e ci ha punito con sconfitte consecutive. Non c’è una ragione chiara, l’importante è stato tornare al meglio, battere il Real a gennaio in una gara da “vita o morte” e risalire.

Sul caso Hernangomez

“Escludere giocatori che vanno sopra le righe? Tocca all’allenatore, forse, o tocca al club, forse. Sono cose che si possono fare, si può sbagliare, ho cercato di agire solo per il bene della squadra. Certo che si sarebbe potuta gestire la cosa in maniera soffrente. Da parte mia è stato un altro passo di apprendimento”.

Sull’eliminazione in EuroLeague

L’Oly arrivava da 11 vittorie nelle ultime 12 di stagione regolare. In gara 1 abbiamo regalato un quarto e mezzo. Gara 4 un disastro, non dovevamo perdere così, fa più danno che perdere normalmente. In quel modo no. In gara 5 un clinic difensivo vero e proprio. Mi prendo le mie responsabilità ma se non entrano tanti tiri aperti…”.

Sul 2-7 in stagione contro il Real Madrid

“Le prime 3 gare non eravamo prontissimi, troppi nuovi e troppo presto. In generale la differenza non era così come dai risultati, ma per battere il Real avremmo avuto bisogno di fare le cose sempre perfettamente. Il 3-0 in finale non è così poco frequente in finale di ACB. Non so esattamente cosa ci sia mancato per vincere un titolo ma credo sia una questione di tante cose che sarebbero dovute andare in una certa direzione e non mi riferisco ai casi disciplinari noti. Può essere che gli “zero tituli” siano la ragione del mio allontanamento, può esser che sia stato qualcosa nel lavoro quotidiano: di certo non vincere conta”.

Sull’esonero

“Ho incontrato i vertici una settimana dopo l’eliminazione e mi hanno comunicato la decisione del club. Non ho chiesto motivazioni, da allenatore accetti e guardi avanti.
Non seguirò il Barça sin quando non dovrò fare scouting prima di affrontarli. Scherzi a parte non lo faccio per una serie di sentimenti che sì, mi costano molto. Ma non è rabbia, è solo che soffro a non essere parte di questo progetto, mi fa male”.

Su Chus Mateo

“Chus Mateo è un un autentico signore, dalla testa ai piedi. Ci sono stati diversi dettagli interessanti durante la stagione che me lo hanno dimostrato. Non abbiamo parlato molto ma proprio quei dettagli mi hanno fatto capire di che qualità di uomo stiamo parlando”.

Sul suo futuro

“Dopo un’estate rivitalizzante guarderò molto basket, studierò come lavorano i colleghi, il tutto per migliorare. E quando avrò in mano un progetto che riterrò interessante sarò pronto”.

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Stefano Sanaldi
Quello con la palla a spicchi è stato amore a prima vista. Una volta appese le scarpe al chiodo, ho deciso di allenare le nuove generazioni per rimanere in questo fantastico mondo. E poter scrivere di pallacanestro è un piacere e un onore.

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