Uno dei temi dominanti nella lunga stagione dei Lakers è stata la ricerca della famigerata “terza stella” da affiancare a LBJ e AD. Per caratteristiche e recente passato, Kuzma sembrava la scelta più ovvia. Benché l’ex Università di Utah stia fornendo buone prestazioni dalla panchina in termini generali, quando c’è da mettere palla nel canestro, il suo apporto non è costante, perlomeno al tiro.
Da quando Rajon Rondo è tornato dopo l’infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per le prime settimane nella bolla, il suo rendimento è stato quasi sempre più che valido, tanto da assomigliare sempre più a quel terzo uomo che i Lakers (o forse i loro tifosi) vanno cercando per supportare James e Davis.
IL BALL-HANDLER CHE MANCAVA
Se c’è una lacuna nel roster dei Lakers, è la mancanza di un portatore di palla secondario che non abbia il numero 23 sulla schiena. Avery Bradley svolgeva questo compito, ma ovviamente nella bolla non c’è. Può farlo Caruso, che comunque non ha nella visione di gioco la sua qualità migliore.
Dal rientro di Rondo, l’ex Celtics ha effettivamente dato una maggiore imprevedibilità e fluidità alla manovra della squadra quando è in campo.
Innanzitutto bisogna dire che, quando Rondo è sul parquet, la squadra segna quasi 118 punti su 100 possessi (secondo miglior dato di squadra, alla pari con Anthony Davis), e che la percentuale di true shooting sale al 64% abbondante (miglior dato di squadra).
I Lakers hanno almeno un paio di caratteristiche offensive che ben si sposano col gioco di Rondo: si muovono bene senza palla e sono una squadra da transizione.
I gialloviola sono la prima squadra nei playoff per percentuale di utilizzo dei tagli (8.1) e secondi in punti per possesso in questa situazione (1.47 dietro i Sixers).
Dopo un rimbalzo offensivo preso da Caruso, Rondo aspetta il movimento di KCP che effettua uno slip screen (un blocco appena accennato senza neanche mettere il corpo addosso all’avversario), venendo premiato dal bel passaggio schiacciato a terra di Rondo.
In questi due esempi, invece, i Lakers conducono la transizione da canestro subito, con le difese che quindi hanno avuto più tempo per aggiustarsi. In entrambi i casi, RR premia il taglio di Kuzma, che ormai è diventato uno specialista in queste situazoni.
LA è seconda per percentuale di utilizzo della transizione offensiva (18.5%, a un decimo di punto dai Raptors primi), e terza per punti per possesso in transizione, 1.16, alla pari coi Celtics).
Dove però l’ex Celtics sta davvero andando oltre le aspettative, almeno finora, è il tiro da tre, il suo vero punto debole. Il problema di Rondo è che il suo tiro a dir poco ondivago (e siamo buoni) ha sempre avuto la tendenza ad uccidere le spaziature, con il suo marcatore che può permettersi di stare ad un metro da lui, aiutando sugli altri attaccanti.
Questo è un doppio problema, a maggior ragione considerando che sia LeBron che AD (e McGee in misura minore) tendono a fare i danni maggiori vicini a canestro. In questi playoff, il numero 9 dei Lakers sta tirando quasi con il 45% da tre su tre tentativi a partita e, come se non bastasse, lasciarlo libero pare non essere l’idea del secolo. Rondo sta convertendo le triple open con un irreale (e difficilmente mantenibile, ad onor del vero) 58%, e le triple wide open con un onestissimo 35%.
Fino a qui, tutto bene (cit.)
PIOVRA
Che Rondo sia un difensore mediocre nell’uno contro uno è acclarato. Tuttavia, se concentrato, può rimediare in parte grazie alle braccia lunghissime con cui tenta spesso e volentieri la rubata (con lui in campo, la percentuale di palle perse degli avversari arriva all’8%, quinto miglior dato di squadra alla pari con KCP; la percentuale di rubate, invece, è 4.6, anche questo quarto miglior dato).
Nonostante le mancanze strutturali, Rondo ha saputo rendersi utile, come nel quarto quarto di gara 3, quando l’aggressività difensiva dei Lakers li ha portati fino al -3: Rondo ha contribuito con tre palle rubate. Il play di scuola Kentucky è bravissimo non solo a sradicare palla nell’uno contro uno, ma a raddoppiare il portatore nel momento giusto.
All’inizio dell’azione, la difesa della squadra di Vogel era a uomo, finché Rondo non si è staccato da Austin Rivers, suo marcatore, per aiutare sulla penetrazione di Harden come uno dei due uomini in punta in una zona 2-3 (se fate caso, Kuzma aveva ruotato proprio su Rivers, ma Rondo si gira, verosimilmente comunicando ai compagni l’aggiustamento difensivo).
In questa situazione, invece, è altrettanto bravo nel raddoppiare con il giusto tempismo su Harden per costringerlo a scaricare il pallone. Poi, quando la difesa si riaggiusta e lui rimane sullo stesso Harden, tenta di sporcare il pallone sulla penetrazione di Rivers, finendo però per commettere un fallo tutto sommato evitabile.
In generale, Rondo si sta dimostrando concentrato sul suo compito di generale in campo, di veterano e leader vocale. Sicuramente il suo rendimento è sopra le aspettative, almeno per quanto riguarda le percentuali di tiro (vedremo se e quanto dureranno ancora). Certo è che Vogel sta avendo a disposizione la migliore versione di Rondo da due anni a questa parte.
Fino a qui, tutto bene.