CONCLUSIONI
Immaginarlo come go-to-guy o prima opzione offensiva a Reggio Emilia sarebbe probabilmente sbagliato: per qualche possesso può essere sì iniziatore dei giochi, ma la continuità dovrebbe mostrare Galloway in veste più di secondary creator. La skill forse più preziosa a disposizione di Galloway, per fortuna di Priftis, è la capacità di aggiungere giocate impronosticabili, almeno in base al resto dei momenti della partita, nei momenti clutch, come finali di quarto o partite punto a punto.
Langston si applica in difesa, ha pochi giri a vuoto clamorosi ma, non essendo dotato per natura di un talento difensivo sopra la media, difficilmente è in grado di recuperare uno svantaggio eventualmente accumulato da un blocco o un cambio di direzione. Tutto ciò viene annullato nei momenti concitati della partita: l’esperienza di Galloway lo porta a essere leader by example, a mostrare cosa si debba fare veramente per uscire vincitori. Non è da escludere che, quando la palla scotterà, sarà lui a prendersi l’attaccante principale avversario, nonostante sulla carta l’accoppiamento sarebbe sfavorevole.
Da valutare sarà l’utilizzo di Galloway come handler nei Pick&Roll: si possono ipotizzare possessi di empty corner side P&R (blocco sulla palla portato su uno dei dei lati, il cui angolo è svuotato per evitare lo stunt del tiratore), mentre P&R centrali sarebbero più consigliati se portati il più lontano possibile dall’arco: Langston Galloway, palla in mano, ha bisogno di tempo e spazio per prendere la giusta decisione.
L’idea di spartirsi la regia nei minuti con Weber e affidare le chiavi dell’attacco a Jamar Smith regalerà al PalaBigi uno specialista ormai navigato, che sa riconoscere i momenti e l’importanza del singolo possesso.