Spesso e volentieri si parla della mediocrità verso cui il sistema “dei panda” (il numero minimo di italiani a roster) spinge il livello dei nostri connazionali in Serie A. Eppure, quando un azzurro mette in risalto il proprio percorso di crescita, non sempre ciò viene evidenziato. Per questo motivo, è doveroso dare atto a quanto fatto finora da Davide Alviti, una delle piacevoli sorprese dell’Allianz Pallacanestro Trieste quest’anno, oltre che dell’intero parco italiani della Legabasket. Il classe 1996 dei giuliani, ha sfornato una serie di prestazioni interessanti, dimostrando una notevole maturazione tecnica che gli è valsa la convocazione di Meo Sacchetti per le partite dell’Italbasket nella bolla di Tallin. L’apice di questa sua annata molto positiva, lo ha raggiunto nel recupero contro Varese di mercoledì, in cui ha sfoggiato una prova da 23 punti, 8 rimbalzi e 6/6 da tre punti. A questo punto, è giunto il momento di conoscere un po’ meglio il gioco di Davide Alviti.
Nella vittoria dell' @AllianzPallTS ottima la prestazione di Davide Alviti!
In 1️⃣9️⃣ minuti il lungo biancorosso mette a referto 2️⃣3️⃣ punti 7️⃣ rimbalzi e 2️⃣ assist
Gli highlights del match su https://t.co/z6cArmTrUp#LBASerieA @UnipolSai_CRP #LBATV #LBA50 #TuttoUnAltroSport pic.twitter.com/MeK4a8sUvm— Lega Basket Serie A (@LegaBasketA) January 27, 2021
11.3 punti, 5.5 rimbalzi, il 50% da tre punti su 4,3 tentativi a gara, questa la produzione media di Alviti in 24:23 minuti a partita di queste prime 16 gare giocate in LBA nel 2020/21. Alla seconda stagione nella massima serie, sta dimostrando di valere la scommessa fatta da Trieste su di lui. Infatti, il nativo di Alatri sta mantenendo le migliori percentuali dall’arco in carriera e un fatturato realizzativo che non faceva registrare dalla stagione 2017-18, quando però era al penultimo anno di Serie A2 con Imola. Una stagione in cui ha migliorato drasticamente le sue cifre, oltre ad aver messo in mostra i miglioramenti tecnici e tattici da lui assorbiti. Molto di ciò va attribuito al fatto che si sia integrato alla grande nel nuovo contesto triestino, sebbene magari in quel di Treviso (società con la quale è stato promosso in A) qualcuno si stia mangiando le mani per averlo lasciato partire così facilmente. Rispetto allo stesso numero di match disputati nel 2019/20: +5,4 punti, +3,4 rimbalzi, +8:30 minuti di impiego, +4,4 FGA, +20.0 possessi di InStat a partita. Questo è l’importante incremento numerico di Alviti fin qui, anche gli utenti di Backdoor Podcast su Twitter, lo hanno riconosciuto come giocatore più migliorato tra i premi di metà stagione (MIP direbbero dall’altra parte dell’oceano), a pari merito con Alessandro Pajola.
Too close to call!
Il premio di Most Improved Player per il girone di andata va in comproprietà ad
ALESSANDRO PAJOLA e DAVIDE ALVITI pic.twitter.com/lZ6mWM7Mnu— Backdoor_podcast (@backdoor_pod) January 12, 2021
Se c’è una caratteristica di Alviti che era già d’elite in passato, e che sostanzialmente è stata la costante di base che gli ha permesso di arrivare a questo punto della sua carriera, è senza dubbio il suo tiro da tre punti. Già l’anno scorso Davide era un tiratore da tre più che affidabile (46,2% su 3,1 tentativi), ma quest’anno, pur aumentando lievemente il volume di tentativi, sta mantenendo un ritmo clamoroso. Il suo notevole tiro da tre punti, ci permette di introdurre la versione predominante del gioco di Alviti, ovvero quella lontano dalla palla.
Già dando un’occhiata ai suoi playtypes, si può facilmente intuire che le soluzioni offensive da lui attuate più frequentemente, lo coinvolgono essenzialmente off the ball. Con quelle percentuali, è ragionevole che il catch and shoot la faccia da padrone: nel 32,4% dei possessi conclusi da Alviti con un tiro in spot-up, produce 1,5 PPP su 2,9 azioni. La sua percentuale di realizzazione in CAS si aggira attorno ad un più che discreto 51,1%. Anche le altre due opzioni di finalizzazione in attacco più esplorate, implicano l’essere lontano dalla palla, buonissima parte delle altre conclusioni di Alviti, arrivano in uscita dai blocchi o suoi tagli. Su un campione di tentativi simile, l’ala dell’Allianz è stata più efficiente off the screens, con 1,25 PPP rispetto ai 0,96 provenienti dalla voce cuts. In generale, l’unica circostanza in cui possiamo vedere Alviti con il pallone tra le mani per un lasso di tempo prolungato, è quando gioca in post-up. Difatti, vederlo da handler o da creator è un miraggio, più per attitudine che per altro, come testimonia il dato sullo usage mantenuto quest’anno, l’ottavo complessivo di squadra. Tuttavia, la dimensione del suo gioco in post, che al momento è limitata al 7% delle sue conclusioni offensive, è un punto che va certamente approfondito. Potrebbe essere il plus che lo allontana dall’essere un tiratore monodimensionale, considerando i 200 centimetri e gli 88 chili su cui può contare per giocare spalle a canestro. Ecco qualche clip che vi mostra come il ventiquattrenne si è destreggiato in questo fondamentale in LBA.
Parlando del post, è curioso aprire una parentesi piuttosto particolare. Luigi Datome, uno che fronteggiando il proprio canestro qualcosa riesce a combinarla, ha recentemente affermato che Alviti gli ricorda sé stesso da giovane. Sarà perché il giovane di Trieste ha da poco intrapreso la strada per emularlo in termini di acconciatura, ma anche la comparison con uno dei primi Gigi sul parquet non è utopia. Per chi ama questo tipo di discorsi (chi vi scrive non è un fan del genere), si potrebbe azzardare col dire che il peak (ma molto peak) di Alviti potrebbe essere proprio il fenotipo di Datome. Chiaramente è un ragionamento che lascia il tempo che trova, in quanto parecchie cose dovrebbero andare per il verso giusto e si tratta di una di quelle ipotetiche carriere ideali in stile americano. In ogni caso, qualche somiglianza nel modo di approcciarsi al gioco c’è: le ottime percentuali da tre punti, la qualità lontano dalla palla, quello spiraglio delle potenzialità nel post game e pure le dimensioni fisiche sono quantomeno comparabili, prima che Datome acquisisse quel tonnellaggio in più che gli permette tranquillamente di fare il 4 in Eurolega.
Gigi Datome: Davide Alviti mi ha colpito. Mi ricorda il Datome giovane https://t.co/WAJMPAHPbx
— Sportando Italia (@SportandoIT) November 6, 2020
Infine, per concludere quest’analisi sul bagaglio tecnico-tattico di Alviti, è bene fare un passaggio sulla sua fase difensiva. Se per quanto riguarda i rimbalzi, ha già dimostrato di poterli catturare, dando prova di possedere buon senso della posizione, che fa di lui un già discreto rimbalzista, dietro la questione è più ampia. Difatti, un’altra via da perseguire per la carriera del 44 triestino, potrebbe essere quella della massimizzazione del tanto di moda 3&D. Sulla prima parte del binomio ci siamo già eccome, sulla difesa i flash mostrati e le potenzialità (anche fisico-atletiche) sono tante, ma c’è ancora qualcosa da sistemare. La sua struttura fisica gli permette di contestare tantissimi tiri, di essere valido in fase di contenimento e di passare bene sui blocchi lontano dalla palla. Da migliorare, invece, sono certe letture sui pick&roll, un’abilità che un giocatore della sua età non ha certamente affinato (è un qualcosa che si può sviluppare?), e altre situazioni di uno contro uno con di fronte attaccanti più esplosivi di lui. Ad ogni modo, gli spunti di riflessione sono diversi, che possono essere accompagnati da alcune sequenze difensive di Davide Alviti, nella sua recente ottima prova contro l’Openjobmetis Varese.
Contento per Alviti, un giocatore con grandi marghini di miglioramento e che ero sicuro che avrebbe fatto bene in SERIE A dopo averlo visto un intera stagione in a2 quando già si vedevano grandi potenzionalità, l’avevo segnalato anni fà anche al buon DaRonz