Nella nostra esperienza all’Euroleague Head Coaches Board ad Antalya abbiamo intervistato coach Seravalli che ha ricoperto ogni ruolo dal coach, all’assistente, allo specialista dell’attacco.
Scopriamo cosa ci ha raccontato:
Ettore Messina – Pablo Laso – Erdem Can – Ioannis Sfairopoulos – Chus Mateo
Coach Seravalli… o meglio, coach? Assistente? Offensive coordinator? Come la dobbiamo chiamare? Nella masterclass che ha tenuto al 2023 EHCB ha mostrato tutta l’onomastica e la divisione dei ruoli dello staff tecnico di una squadra di EuroLeague come è la Virtus Bologna. Quale sezione è stata di sua competenza nella stagione appena conclusa? Cosa è cambiato rispetto ai ruoli di assistente, termine genericamente associato ai componenti di supporto all’head coach ma che nasconde svariate sfaccettature, che ha occupato in carriera?
Basicamente siamo tutti allenatori, a livello di qualifica federale e di formazione. Si viene a far parte di staff più o meno allargati con ruoli di assistenti con varie mansioni. Quest’anno ho avuto la fortuna di lavorare in uno staff molto allargato, con un coach come Sergio Scariolo molto attento alla cura dei dettagli. Per adempiere alle sue richieste c’è bisogno di essere in più persone: io in particolare ero incaricato di coordinare l’attacco della Virtus, a livello di idee, proposte, correzioni. Analizzare le difese degli avversari e capire, in base al nostro personale, come poter attaccare meglio ogni tipo di difesa. Dall’altra parte c’erano il responsabile difensivo, coach Andrea Diana; Jacopo Squarcina, responsabile degli individuali; Matteo Cassinerio, mio braccio destro nel disegnare gli ATO offensivi (chiamate in uscita dal time out, ndr); Christian Fedrigo, responsabile dell’individuale prima e dopo allenamento, quando i giocatori sono infortunati. È un lavoro molto organico, per fare in modo che i giocatori siano messi nelle migliori condizioni per poter competere e di conseguenza vincere. Perché alla fine vincere le partite è l’obiettivo di tutti! A volte non ci si riesce, ma bisogna fare di tutto per arrivarci. La grande qualità di coach Scariolo è quella di curare i dettagli e allo stesso tempo condividere, responsabilizzare i collaboratori. Chiaramente le decisioni finali spettano al capo allenatore ma c’è un lavoro di grande sintonia e condivisione, in qualità di assistente e allenatore è molto bello. In passato, ad esempio a Varese, ho lavorato in uno staff più ridotto: gli assistenti erano in carico di dover lavorare sia sull’attacco che sulla difesa degli avversari, c’era una divisione diversa del lavoro. Un assistente preparava un tot di partite, un altro ne preparava altre. Era un modo diverso di allenare ma ogni coach ha il suo metodo, quello che ritiene più giusto, più consono alle esigenze sue e della squadra. è bello anche capire le diversità che ci possono essere nel nostro ruolo.
Grazie, così sapremo come definire “quello seduto in parte a Scariolo con cui parla durante le partite”…
Chiaro che l’opportunità di trascorrere tante ore a scambiare idee e apprezzare il talento e la preparazione di Sergio Scariolo è un privilegio incredibile. Ogni giorno si trovano una miriade di cose da imparare a livello tecnico, tattico, di gestione delle emozioni e dei momenti. La stagione è lunga, alcuni periodi sono più belli e altri meno. un bel viaggio, con una guida di livello altissimo.
Coach Scariolo stesso ha parlato con estrema franchezza dei contatti e dei colloqui che ha sostenuto in vista di un eventuale impiego nella prossima stagione coi Toronto Raptors. Come assistenti come avete vissuto quei giorni e settimane di dubbi e decisioni da prendere? Avevate una qualche garanzia su un futuro impiego nello staff anche oltreoceano?
A livello personale, ma penso di parlare a nome di tutti, sono stato davvero contento e speranzoso che la sua possibilità potesse prendere forma perché allenare una squadra NBA sia una sfida stimolante per tutti. Se avesse avuto questa possibilità, stante che avrebbe comunque dovuto prendere lui la decisione in merito, quando l’abbiamo saputo eravamo contenti. Non si è mai parlato di nient’altro. È stata una trattativa che ci è stata comunicata ed è stata resa pubblica dalla società stessa ma poi non abbiamo assolutamente approfondito niente perché il nostro focus era sempre e solo sulla Virtus.
Prima di essere offensive coordinator della Virtus sei stato sia primo assistente di Rojakkers che head coach a Varese. Quanto e come ti è stato utile il passaggio da capo allenatore tra un’esperienza nello staff e l’altra? Oppure lavorare per Scariolo va oltre il classico sostegno da assistente all’head coach?
Una differenza oggettiva che ho percepito è quella che il capo allenatore deve prendere la decisione finale, durante la partita, in pochissimo tempo. È la persona che si rapporta con la società, mette la sua figura personale e professionale in primo piano, nel bene e nel male. Questo vale a Varese, Bologna, Milano e in qualsiasi realtà. L’assistente è un ruolo che comporta meno pressione: la decisione può essere condivisa, consigliata ma non la prendi tu. Sergio è una persona e un allenatore di spessore assoluto, lui fa la differenza in questo. Fa la differenza nel mettere i collaboratori a proprio agio nel poter esprimere le proprie idee, nel dire la sua opinione in merito. Deve essere ragionata, intelligente, quantomeno pertinente, però si sente la richiesta di portare idee. Lui le valuta, le elabora, decide se possono essere trasmesse alla squadra oppure modificarle. Sono piccole cose, che succedono tutti i giorni ma che, accolte o no, vengono recepite con curiosità, stile e rispetto. Anche con Rojakkers il rapporto è stato molto costruttivo, basato su un metodo di lavoro estremamente preciso ed esigente. A mio avviso, la differenza è che ogni giorno, e di conseguenza ogni stagione, vorrei essere più pronto, più bravo, più rapido nel reagire a un cambiamento durante la partita, accorgersene prima e capire come rispondere e trasmetterlo al capo allenatore. È un miglioramento personale che porta un miglioramento dello staff, così come quello individuale del giocatore, giorno dopo giorno e stagione dopo stagione, porta a quello della squadra. ognuno col suo ruolo, si cerca di migliorare il gruppo.