La Serbia è andata a due minuti da compiere una delle più grandi imprese del basket battendo non solo banalmente Team USA, ma uno dei più talentuoso e mentalmente allacciati in assoluto. 38 minuti da lepre per poi soccombere solo nel finale e le esultanze degli americani alla sirena, hanno testimoniato chiaramente quanto abbiano avuto paura e abbiano guardato in faccia il fallimento da vicino. Prima della semifinale avevamo provato con Marco De Benedetto ad analizzare lo stato di forma e soprattutto la presenza di un campione sui generis come Jokic.
Per la Serbia è un po’ il ragionamento opposto rispetto a quello della Germania. Sono una squadra, rispetto alle altre, poco atletica, sì fisica, ma poco fresca nei vari singoli. Micic mi sembra abbastanza fuori condizione, ma lo stesso Bogdanovic, e lo dico in modo positivo, mi ha colpito la sua connection ormai collaudata negli anni con Jokic, nel senso che vederli giocare assieme un anno intero sarebbe una delle cose più belle che si potrebbero avere, ma mi sembra che lui possa dare una mano, come tutti gli altri veterani, a livello di nervi, di qualità delle scelte nei momenti che contano.
Se arrivi punto a punto fai fatica a vincerla con loro, però a livello di freschezza non mi sembrano così pronti, ed è incredibile come dipendano da una stella, è incredibile in qualsiasi contesto tu lo metta, come con naturalezza riesca a fare la differenza, senza pensare troppo in effetti sull’economia del gioco.