Svezia ko e il viaggio dell’Italbasket in rosa può partire

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L’istantanea della pallacanestro in rosa italiana era ferma a una giornata d’estate, a un fischio assurdo contro Zandalasini nella sfida con la Lettonia, che aveva eliminato i sogni di gloria di una squadra, allora sotto la guida di coach Capobianco che aveva saputo farsi amare. Si è sempre parlato di immobilismo e di scelte segnate in un gruppo senza ricambio, sono arrivate sempre piccole rivoluzioni con i cambi in panchina ed anche l’avvento di Crespi in tal senso non ha deluso le aspettative. Siamo però oggi a parlare di una qualificazione ad un Europeo meritata e conquistata con autorità in un girone ostico, con la Svezia che cade al PalaMariotti di La Spezia col punteggio finale di 62-56, al termine di una partita a due volti che ha mostrato il meglio, ma anche e soprattutto i margini di miglioramento di un gruppo che si sta formando, e a cui possono essere aggiunti un buon nucleo di elementi a seconda delle necessità. Colpiscono e non poco le parole di Zandalasini, a caldo, a pochi istanti dalla fine del match:

È  stato bello il modo in cui ci siamo tenute unite nel momento critico. Sono contenta che abbiamo vinto, era importante andare agli Europei perché ne avevamo bisogno, abbiamo tanta voglia. Ogni volta che indosso la maglia azzurra il ricordo di quello che ci hanno tolto è forte, così come per tutte le altre, ma si sa che quello che ti viene tolto prima o poi te lo riprendi. Impossibile descrivere Masciadri, (che oggi abbandona il gruppo azzurro ndr) un simbolo del movimento, è con noi e sarà con noi, come sempre, come un vero capitano.

I PICCOLI PASSI DELLE COSE SEMPLICI

È fatta di difesa e fondamentali la giovane Italia, che magari non ha percentuali pazzesche dalle sue realizzatrici di maglia Fenerbahce, ossia Sottana e Zandalasini, ma che sa sfruttare ogni energia che promana da queste per creare pallacanestro. Dotto inventa dal palleggio, Penna è la solita, piacevole, sentenza dal mid-range e dalla lunga, Romeo ci mette pepe e creatività ed Andrè Olbis Futo vince il duello con Amanda Zahui nel pitturato, svettando a rimbalzo e propiziando il +19 della pausa lunga (40-21). A dominare è una difesa azzurra che crea il raddoppio sistematico nell’angolo, frustra una Svezia pigra e scoraggiata in attacco e che non riesce a trovare in attacco soluzioni alternative alle gemelle Eldebrink.

I FANTASMI DEL PASSATO ED UN PRESENTE DI FESTA

Spegnersi nel momento più bello sembra essere il remake del solito film già visto di questa nazionale: la Svezia che trova Abdi e Zahui con la stessa intensità che era mancata nei primi minuti, le palle perse e frustrazione che crescono ed il gap che si ricuce fino al -9 (50-41) con cui si apre l’ultima frazione. Pur senza segnare in attacco, Ress e Penna poi si mettono al servizio delle compagne in difesa evitando guai peggiori. La classe della ragazza da Wake Forest è cristallina, l’intelligenza e la lettura di Zandalasini nel servire Andrè altrettanto, ma quando a Cecilia viene fischiato un antisportivo che scrive, dopo i liberi di Eldebrink, il 56-50 sul tabellone a 5’50” dalla sirena finale, qualche fantasma torna a ronzare fastidioso nelle ragazze di coach Crespi.

Pazienza e rimbalzi predica il coach azzurro in uno degli ultimi timeout, ci si aggiunge la determinazione ed il sacrificio di una difesa che ci mette l’anima. L’Italia però sbaglia di tutto in attacco e le scandinave rosicchiano il margine fino al lay up di Halvarsoon per il -2 a 3’10 dalla fine. Sembra la fine, ma Francesca Dotto è monumentale nel prendersi la squadra sulle spalle, nel guidarla con la sua determinazione in penetrazione e nel ridare ossigeno. Nel momento del bisogno anche Zandalasini ci mette il suo, prima con la forzatura e poi con un rimbalzo offensivo, il resto lo fa l’ennesimo fatturato pregiato in vernice di Andrè Olbis.  Finisce 62-56, con anche le scandinave che, pur perdendo, accedono entrambe alla fase finale dell’Europeo.