GamePlan Partizan-Real (G3): Tavares a.k.a. Guardia Real

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Quali previsioni ha senso fare quando 4 dei primi 5 giocatori per minutaggio in gara 2 non metteranno piede in campo? Come immaginarsi l’impatto del giocatore più influente nella metà campo difensiva dell’intera EuroLeague dopo che nel primo tempo di gara 1 è stato messo in difficoltà come mai in stagione dall’attacco avversario prima di infortunarsi e non far vedere il cognome Tavares nei 12 a referto per la gara successivo? Tenendo momentaneamente fuori dalla discussione gli effetti extra campo dello strascico del secondo atto del Wizink Center, Partizan Belgrado-Real Madrid si sposta alla Stark Arena per quello che potrebbe essere l’ultimo capitolo della serie. GamePlan prova, per quanto possibile, a concentrarsi sul campo e solo su quello.

 

Difesa POA

Cornelie e il tanto amato Llull tra i primi 5 di Mateo, Andjusic e Madar sul parquet sin dall’inizio per Željko Obradović. Il Real si copre sul pop di Smailagic ruotando dal lato debole, così il lungo serbo si riposiziona spalle a canestro per punire il mismatch con Cornelie. Nei pick&roll laterali la difesa madrilena contiene, allora Madar punisce col jumper e Smailagic pulisce il ferro avversario a rimbalzo offensivo. Il 12-0 iniziale, però, è figlio di una pressione soffocante sul pallone che manda fuorigiri i portatori blancos. L’unica eccezione è il blocco sulla palla quando a condurre l’azione è Williams-Goss, sul quale l’ordine è passar dietro e battezzare l’ex Lokomotiv Kuban.

Zona 2-3

La risposta alla partenza spaziale dei belgradesi è la zona 2-3 con Tavares a dirigere le operazioni dal pitturato. I palleggiatori sono invitati a entrare nelle fauci del capoverdiano. L’esperimento in un primo momento non dura troppo, in quanto l’aumento dei giri offensivi del Real non è sufficiente a riaccorciare le distanze, ma nel secondo quarto i dividendi sono maggiori: limitazione dei rimbalzi offensivi degli esterni del Partizan, triple in transizione ricezioni profonde di Edy. Le Merengues non trovano il modo di giocare la partita al ritmo che vorrebbero loro, fagocitati dalle rotazioni della seconda linea del Partizan sul roll di Tavares. Anche quando le scelte offensive dei bianconeri non sono lucidissime (vedi le esitazioni nel pick&pop di LeDay), le due squadre paiono giocare due sport diversi a livello di energia.

Smailagic vs Tavares: la battaglia dei giganti

Smailagic è nella forma della vita, e nessuna coverage sul pop sul perimetro può limitarlo. L’unico, parziale, contrappasso è l’aggiunta di uno o due palleggi dell’handler del Real nei p&r in cui il serbo è coinvolto come difensore del bloccante. Punire l’hedge non così aggressivo con pazienza e raziocinio nell’aspettare che l’ex Warriors si metta i bastoni tra le ruote da sé, deragliando nel tentativo di recuperare la marcatura su Tavares. Proprio il capoverdiano è il totem a cui si aggrappa Mateo: la capacità di governare lo spazio a disposizione durante il roll, il sapersi predisporre con la postura corretta per ottimizzare il movimento ci fanno capire, una volta di più, perché Randolph e Cornelie siano così irrimediabilmente indietro nelle gerarchie. L’handler che più si sposa col movimento di Tavares è Sergio Rodriguez: Edy deve essere innescato coi tempi giusti, e il palleggio sincopato del Chacho è costruito in laboratorio per adattarsi al lungo di Mateo. Nel corso del match, quando sono altri i palleggiatori coinvolti, Mateo prova rimediare con degli Spain p&r (blocco sul difensore del bloccante) senza la stessa efficacia. Se il risultato all’intervallo è 48-45 si spiega solo col 16+7 di Tavares e il 55% da 2 del Partizan.

Tag dall’angolo

La difesa di Obradović sul roll di Tavares è chiara: show del difensore del rollante e tag da lato debole dell’uomo in angolo. La scelta è così nelle mani e nella visione di Tavares: il ribaltamento è sempre in guardia, con esiti alternativamente sul ferro o bruciante la retina. La differenza in apertura di terzo quarto, tuttavia, è determinata dalla qualità della difesa sul punto di attacco del Partizan; se il Real crea vantaggio dal palleggio la circolazione dentro e fuori è molto più fluida e i tiri sono presi con senso e giustificazione, a prescindere dall’eventuale conversione in 3 punti.

La tripla della staffa, cortesia di Williams-Goss

Contro la 2-3 madrilena del terzo quarto, la contromisura di Obradović è l’entrata dei giochi dal lato e non dalla punta. Troppa fretta però dei serbi, invitati più volte alla calma da Željko: accontentarsi del tiro creato dal primo passaggio non è mai la miglior opzione. Sempre meglio di certi aquiloni scagliati da Hezonja e Musa, intendiamoci, ma le % calano drasticamente da entrambe le parti. La palla pesa come un macigno ma, entrando nel crunch time, il Partizan inizia finalmente a trovare canestri anche dal midrange: con la squalifica di Punter questa componente è inevitabilmente meno impattante, ma per quasi 35′ Željko non ha trovato praticamente nulla tra il ferro e l’arco. Negli ultimi possessi la cappa di pressione è opprimente: solo una tripla di Williams-Goss illumina il finale della Stark Arena.

 

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