Italia-USA: che Team USA aspettarsi?

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Cercare di affrontare razionalmente una previsione di una gara dalle forze in campo teoricamente così sproporzionate rischia sempre di trasformarsi in un esercizio retorico, di stile, per tirare acqua al proprio mulino e fare cherry picking tra i minimi appigli a cui ci si può aggrappare per coltivare la speranza di un ribaltamento. Questa Italia, questa Italbasket, questo gruppo, tuttavia, hanno insegnato a tutti gli appassionati azzurri che la carta e i pronostici esistono solo per essere ribaltati ed essere posti in secondo piano rispetto a emozioni, entusiasmo e sogni. Italia-USA diventa così, a maggior ragione essendo un quarto di finale della FIBA WC 2023, un confronto molto più imprevedibile e potenzialmente sorprendente di quel che si possa pensare limitandosi alla lettura dei roster.

Tra tutte le versioni possibili di Team USA, quale si presenterà alla Mall of Asia Arena di Manila? Ecco cosa ci ha detto il percorso compiuto sinora dalla squadra allenata da coach Steve Kerr.

UN OCCHIO AI NUMERI

121.6 di OffRtg degli americani, 112.5 per gli Azzurri: il 6° e il 15° rendimento offensivo medio tra le partecipanti offensive al Mondiale suggerirebbe una partita ad alto punteggio, e il talento offensivo degli esterni a stelle e strisce porta inevitabilmente a pensare che vincerà chi farà un punto in più degli avversari e non chi ne farà uno in meno, in linea con la predisposizione di entrambe le squadre. A risaltare maggiormente, tuttavia, è la marcata differenza di ritmo mantenuto dalle due compagini nelle 5 partite del Mondiale sinora: Team USA ha registrato un pace (possessi per partita) offensivo medio di 83.4, con ampio distacco il maggiore di tutti, mentre l’Italia si è attestata a 71.8, 27° valore tra tutte le partecipanti.

Nonostante la squadra di Pozzecco sia una squadra naturalmente portata ad attaccare nella maniera più rapida possibile, farlo con Team USA è un’ambizione oggettivamente eccessiva. Qui starà la principale presa di posizione ideologica dello staff dell’Italia: rallentare arbitrariamente il ritmo per evitare di esporsi alla transizione americana e resistere alla pressione sulla palla per eseguire maggiormente o allentare completamente i freni e cavalcare qualsiasi tiro aperto nei primi secondi dell’azione per sfruttare una difesa non ancora schierata? Schierare una zona difensiva ad hoc (sinora vista, forse tardivamente, contro la Repubblica Dominicana) per convogliare il possesso di Team USA verso il centro dell’area e far prendere decisioni a chiunque si trovi al tiro libero circondato dalle braccia azzurre o esasperare gli attacchi negli ultimissimi secondi dell’azione, rinnegando la propria istintività in favore della concretezza e del creare disagio all’avversario come ha fatto il Brasile nella gara col Canada?

Negli scorsi Europei l’Italia ha tirato col 37,3% da 3, mentre nelle Filippine si è limitata all’attuale 31.4%. Immaginando che Team USA confermi la media del 36,8%, quanto dovrà l’Italia avvicinarsi al 15/24 della Lituania per quantomeno rimanere in partita sino alla sirena finale? Quanto dovrà insistere ad attaccare la drop di Jaren Jackson Jr. e Kessler con le triple dal palleggio e quanto vorrà sfruttare i quintetti con Banchero e/o Portis, più predisposti al cambio sistematico, per creare vantaggi dallo short roll o in post?

36.6 Team USA, 36.0 Italbasket: le due squadre sono quelle che concedono più rimbalzi agli avversari per partita. Se per gli Azzurri è una questione meramente fisica, per Team USA è un problema di predisposizione e di struttura, molto più votata al prepararsi all’occupare il campo in transizione che a controllare i secondi immediatamente precedenti e quelli immediatamente successivi al tiro sbagliato con tagliafuori e outlet pass all’interno della propria area.

Se la Lituania non ne avesse raccolti 18 appena due giorni fa, sarebbe pressoché impossibile immaginare di confermare i 19 rimbalzi offensivi catturati da Melli e compagni con Porto Rico. Quante carambole cadranno nelle mani di Team USA per grazia atletica ricevuta? In quanti casi gli Azzurri, sfruttando l’attitudine assente nel fondamentale da parte di tutto il roster a eccezione di qualche caso (Hart, Kessler, Portis), riusciranno a generare extra possessi fondamentali per avere più opportunità di mettere punti a tabellone?

3StepsBasket, portale che consigliamo a tutti per analizzare attraverso e grazie ai numeri la pallacanestro internazionale, ha classificato l’Italia come “poor offense – top defense“: la difesa azzurra ha sinora mostrato il peggio (Repubblica Dominicana) e il meglio (Serbia) dell’arsenale a disposizione. L’unico vero e proprio punto debole dell’attacco USA è la relativa predisposizione ed efficacia dei lunghi al tiro da fuori: Jackson e Banchero lo hanno utilizzato sinora come ultima opzione del ventaglio a disposizione, Portis e Kessler lo esplorano ai limiti della foresta vergine del SudAmerica. Coach Kerr proporrà di conseguenza quintetti con 4 tiratori e uno dei precedenti per accoppiarsi meglio in difesa e aprire il campo il più possibile.

Di punti deboli in difesa, invece, Team USA ne presenta leggermente di più. Jackson Jr. e Banchero non sono esattamente i prototipi dei lunghi FIBA che si esaltano nello sportellare sotto canestro; Brunson, Reaves e Haliburton sono, i primi due in post e l’ultimo fronte a canestro, difensori sotto la media; Edwards e Ingram sono difensori clamorosi on ball ma si distraggono se coinvolti in rotazione sul lato debole. Con Montenegro e Lituania Team USA ha subito notevolmente la fisicità europea, non connettendosi mentalmente e non sacrificandosi per tutti i 40′ per mettere sul parquet tutte le qualità difensive. Con i baltici lo hanno fatto davvero solo a inizio 3Q, ricucendo lo strappo accumulato in due quarti dove le rotazioni difensive sono state assenti. Da quale delle versioni di Team USA scenderà in campo dipenderà la durata della contesa.

 

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