A pochi minuti dalla vittoria nella prima semifinale nella BCL Final 4 di Belgrado contro il Peristeri, in zona mista abbiamo intercettato parole ed emozioni di Tenerife. Ecco le dichiarazioni rilasciateci in esclusiva dai giocatori allenati da coach Vidorreta, alla quinta BCL Final 4 della storia.
SASU SALIN
Potevamo approcciare la gara leggermente meglio, ma anche dalla panchina abbiamo trovato la soluzione che ci serviva. Il primo quarto non è andato come avevamo immaginato, ma dopo è venuto tutto più facile. Con giocatori come Marcelinho e Guy, è difficile non essere felici.
Vedere dalla panchina e condividere sul parquet la prestazione di Kyle (36 punti per Guy, massimo di sempre per un giocatore in una Final 4 di BCL, ndr) è stato straordinario. Kyle è un grandissimo scorer, lo vedo tutti i giorni in allenamento cosa può fare a un difensore avversario. Posso prendermi qualche merito per metterlo così alla prova? A parte gli scherzi, è davvero clamoroso quando entra in ritmo.
Sapevamo che sarebbe stata dura col Peristeri, non li abbiamo sottovalutati. Personalmente ho faticato più del normale, non sto benissimo ma volevo esserci a tutti i costi. Sono davvero felice di aver giocato e fatto un paio di cose importanti in campo. In finale starò sicuramente meglio.
Tenerife ha ormai alle spalle una grande esperienza in BCL, sappiamo cosa serve per arrivare fino in fondo. Abbiamo fiducia in ciò che facciamo e come lo facciamo.
Giocare su un campo del genere non ha fatto alcuna differenza per noi, per gli spettatori e i tifosi è sicuramente più bello ed eccitante ma per noi non cambia nulla.
KYLE GUY
Possiamo dire che sei il miglior giocatore della storia su un parquet a LED?
Ahahahah. L’All-Star Game non si era giocato sullo stesso campo?
Sì, ma l’ASG non conta, non è una gara ufficiale e non c’è competizione…
Ok, lo accetto allora (ride, ndr). A parte tutto, avevamo tantissima voglia di vincere e lo abbiamo dimostrato. Non si tratta solo di un giocatore, sono 12 con tutto lo staff e i tifosi di Tenerife che ci hanno sostenuto.
Abbiamo notato che è stato il trash talking con Trevor Thompson a metterti in partita. Ne avevi bisogno, dopo un primo quarto complicato al tiro?
Sono partito sbagliando i primi tiri, ho commesso un fallo e una palla persa. Ho cercato di farmi scivolare tutto addosso, ma Trevor mi ha stoppato in entrata. Io e lui ci conosciamo molto bene, abbiamo spesso giocato contro nelle zone di Indianapolis nei tornei PRO AM e durante l’estate. Mi ha stoppato e mi ha urlato “Get that sh*t outta here” (traduzione non necessaria, ndr). Lo sa che è pericoloso, perché mi avrebbe potuto far entrare nella gara. Questa volta mi è andata bene, ma in finale dovrò essere efficace dal primo possesso.
Rimessa dal fondo, tua tripla e lo hai indicato…
Sì, gli ho detto “Colpa tua se l’ho messa!”. Trevor è un grandissimo agonista, lo rispetto molto e mi piace sempre affrontarlo, ma oggi ho avuto ragione io.