Una squadra dall’inizio di stagione esaltante in LBA contro una delle grandi sorprese di EuroLeague e in testa alla Legabasket. Bando alle ciance, sotto forma di dichiarazioni della vigilia e pretattica dialettica: GeVi Napoli-Virtus Segafredo Bologna è sostanzialmente il meglio che la pallacanestro italiana possa offrire al momento. Il Palabarbuto esaurito in ogni ordine di posto, i padroni di casa reduci dall’esaltante reazione con Brindisi alla prima sconfitta stagionale e gli ospiti con ancora nella mente la prova di talento e compattezza mentale mostrata nella trasferta di EuroLeague con l’Asvel. Possesso dopo possesso, quali saranno gli adeguamenti dei coaching staff di Miličić e Banchi alle notevoli qualità degli avversari? Mai come in questo caso, è un piacere presentare GamePlan!
- Accoppiamenti difensivi, lato GeVi Napoli: Ennis su Hackett, Jaworski-Belinelli, Sokolowski-Cordinier, Zubcic-Shengelia, Owens-Dunston.
- Accoppiamenti difensivi, lato Virtus Bologna: Hackett su Ennis, Belinelli-Sokolowski, Cordinier-Jaworski, Shengelia-Zubcic, Dunston-Owens.
- Primo possesso ad hoc di Napoli per i quintetti contenenti Jaworski: meno costruzioni con Horns, più serie di doppi blocchi – orizzontali e sul perimetro – per liberare il tiratore americano. La scelta di Banchi di nascondere Belinelli su Sokolowski e dedicare le attenzioni di Cordinier al tiratore principale della GeVi non è scontata.
- Due obiettivi principali per la GeVi in difesa: togliere la palla dalla gestione unica di Hackett per l’entrata dei giochi e mantenere la massima aggressività sul perimetro sulle uscite di Belinelli. Per la prima strategia la difesa è allungata sino dalla rimessa da fondo, con Sokolowksi a fintare una trap sulla ricezione di Hackett o esasperare la pressione sul palleggio del play di Forlimpopoli fino alla metà campo, mentre per la seconda la scelta è fare show col difensore del bloccante per aggiungere un corpo e un paio di braccia per ostruire la linea di passaggio e ridurre da 3 (palleggio, passaggio e tiro) a 2 (passaggio e tiro) le opzioni per il capitano della Virtus.
- Il punto debole della difesa virtussina è individuato da Milicic e il suo staff in Dunston: non farsi irretire dall’aggressività sul perimetro e, trovato il vantaggio nell’1vs1, insistere nella penetrazione per aumentare lo scompenso creato è imperativo categorico per Napoli se vorrà rimanere in partita. L’inizio è incoraggiante: Ennis e Jaworski puniscono nel pitturato sguarnito.
- Prima variazione della Virtus: no blocchi sul lato per le uscite di Belinelli ma centrali. Scopo? Impedire un’uscita troppo aggressiva del difensore del bloccante – Owens nello specifico – per non mandare in rotazione tutto il resto del quintetto e non il solo lato debole.
- Oltre a quelli per Jaworkski, la varietà dell’attacco napoletano di questa stagione permette di prevedere doppi o singoli blocchi anche per un 4 oversized come Zubcic. Costringere un lungo anche se mobile fuori dall’area è necessario per aprire gli spazi per le guardie: se il closeout di Shengelia continua a essere puntuale e le triple contestate – Catch&Shoot o dal palleggio – non entrano, però, è la Virtus ad avere ragione.
- Coach Milicic è rinomato per la 1-3-1: copertura della linea di fondo affidata a un’ala atletica, difesa della zona tra guardia e ala dando le spalle al palleggiatore per seguire il movimento dei tiratori ed elemento centrale fondamentale nel chiamata blocchi e tagli. Il tutto regge, ma quando Tornik’e Shengelia decide di forzare le maglie della difesa della GeVi non c’è zona o uomo che tenga.
- Aumenta la puntualità e la qualità degli aiuti di Dunston (vedi layup contestato a Sokolowski): Napoli ha potuto penetrare per i primi 4′, per quanto continuerà a farlo?
- Rispetto alle prime uscite stagionali, le doti da creatore di Shengelia sono leggermente deviate: meno consegnati sul perimetro, meno ricezioni in post per cercare riaperture (puntuale la 2-3 della GeVi nel caso), più penetrazioni dalla punta per attaccare Zubcic o Lever fronte a canestro.
- Come sempre da inizio stagione, la Virtus inizia a cambiare su tutti i blocchi verso la fine del 1Q, preparandosi all’inizio delle rotazioni e all’ingresso di uomini molto più predisposti a farlo. Nei minuti in cui però sono ancora Dunston, Shengelia e Belinelli in campo, lo switch deve essere aggressivo per essere sostenibile. Switch aggressivo significa pressione sulla palla e ostruzione delle linee di passaggio verso il lungo che sigilla il piccolo sul cambio: se Lever può ricevere senza difficoltà, anche un attaccante limitato spalle a canestro come l’ex Trieste ha diritto di cittadinanza contro la difesa delle Vu Nere.
- Bellissima idea di Milicic per sfruttare uno degli ultimi possessi con Belinelli in campo nel 1Q: decoy stagger per Pullen, quarto di campo liberato dal taglio di Sokolowski e penetrazione di Ennis senza alcun aiuto da lato debole. Senza, in teoria: le attenzioni di Belinelli e dell’intera difesa dovrebbero essere rivolte a ciò che succede sul lato debole, ma se Beli è un campione un motivo c’è. Nel caso specifico, finge di disinteressarsi solo per piantarsi sotto canestro e contestare inaspettatamente l’entrata di Ennis. Appoggio sul secondo ferro e possibile +7 di Napoli scongiurato. Vittoria difensiva di Bologna.
- Come si comporta la 1-3-1 sulle ricezioni in post sulle tacche del tiro libero? Lasciar ricevere pure il lungo all’altezza del tiro libero, non interferire su quella linea di passaggio e curare quelle eventuali verso il perimetro ma tenere il contatto con la parte bassa del corpo del ricevitore per contestare da dietro il tiro sullo scarico. Che Bologna debba pensare a soluzioni sul lato forte del perimetro invece dei tagli a centro area?
- Synergy non ha ancora implementato questa voce statistica, ma l’eye test suggerirebbe che la Gevi è la squadra di LBA che porta più blocchi sul portatore di palla ben prima della metà campo. L’intenzione non è quella di attaccare subito il gioco a 2, ma di garantire lo spazio e qualche frazione di secondo in più all’handler di entrare nel gioco e leggere la situazione, evitando così un’eccessiva usura fisica del portatore primario su difese estremamente aggressive. Poche palle perse, insomma, compensando così i pochi rimbalzi offensivi e bilanciando così la battaglia dei possessi.
- Banchi ci ha sentiti riguardo il post sulla 1-3-1 (si scherza, ndr): non è più un lungo ad andare spalle a canestro ma Pajola. Diverse spaziature su lato forte, una presenza fissa nel dunker spot a tenere occupato il lungo, più visione dalla linea di fondo invece che dal low post, più rischi da prendere per gli aiuti dell’uomo in punta e sul lato.
- Sokolowski sbaglia il più facile degli appoggi, ma lo schema è una chicca per i tifosi della GeVi: solitamente il back screen a 45° portato al gomito per la ricezione in post sull’altro lato è portato per Zubcic, mentre con Bologna è portato per l’uomo marcato da Belinelli. Leggere le lacune avversarie e cercare di sfruttarle, ossia far subire più contatti possibili al capitano virtussino.
- La GeVi non si accoppia con Belinelli a 8 metri da canestro. In LBA soprattutto, errore madornale. Coincidenza che la tripla del #3 della Virtus corrisponda al primo vantaggio ospite di serata?
- Mancava giusto il flare screen (blocco in allontanamento, spesso portato quando il tiratore segue parallelamente il palleggiatore lungo il perimetro) a completare la casistica, e l’ultimo possesso di Napoli del 1Q è giunto in soccorso: l’inventario di blocchi on e off ball per il tiro da fuori di Zubcic è qualcosa di francamente poco visto per un 2 metri e 11 cm, a maggior ragione in LBA. Bella Napoli, bravo Milicic.
- A specchietto per le allodole si risponde con specchietto per le allodole: fake stagger per Belinelli, autostrada per Pajola senza aiuti in area. +1 Bologna a fine 1Q e la sensazione che entrambi gli staff conoscano a menadito il playbook avversario.