Che i campionati non vadano sempre come ce li si immagina ad agosto è un fatto assodato. E la Virtus Bologna lo sta provando sulla propria pelle. All’alba del 2019 i bolognesi si guardano indietro e vedono che i primi tre mesi di questa stagione hanno dato risultati altalenanti. Più di quanto ci si attendeva dopo aver completamente rinnovato il quadro tecnico/dirigenziale, mettendo poi mano pesantemente al roster, dove i soli Aradori, Baldi Rossi e Pajola hanno avuto conferma. Il doppio impegno, con la partecipazione alla Champions League FIBA grazie a una Wild Card, d’altronde, imponeva acquisti mirati e, possibilmente, di valore.
A oggi i bianconeri stanno correndo su due strade quasi parallele tra serie A e palcoscenico Europeo: sette vittorie in quattordici partite in Italia, altrettante, ma a fronte di sole due sconfitte, in Champions. Facendo registrare un girone d’andata senza KO che è equivalso alla miglior partenza di sempre nella, giovane, storia della competizione. Un andamento a singhiozzo con alle spalle cause ben precise.
QVALE, MARTIN, ARADORI: GLI INFORTUNI NON HANNO FATTO SCONTI
Non si può non partire dalla situazione infortuni, fin qua una vera piaga della stagione virtussina. Che non sarebbe stato un anno facile lo si era capito subito, con Brian Qvale, capitano della squadra e centro titolare reduce dalla finale di Eurocup con il Lokomotiv Kuban, costretto a saltare la parte conclusiva del training camp per via di problemi alla schiena. Mai risolti per la verità.
La speranza, tra partite saltate (cinque complessivamente) e minutaggi forzatamente ridotti (17’ di media in campionato, 22 in Coppa), era di risolvere i dolori nella pausa nazionali d’inizio dicembre. Speranza che aveva fatto rimandare l’intervento sul mercato, muovendo i primi malumori della proprietà. Ma che tale è rimasta, visto che Qvale a dicembre ha visto gradualmente calare la sua autonomia, tanto da giocare appena 13,6 minuti nelle ultime tre gare, saltando la trasferta di Trento.
Stimolato in maniera decisa dalla proprietà e dai tifosi, lo staff tecnico questa volta sul mercato ci è andato, ed è notizia proprio di queste ore la firma di Yanick Moreira, centro angolano in uscita da un PAOK Salonicco in difficoltà finanziarie, che allungherà le rotazioni sotto canestro, permettendo a Qvale di fermarsi e cercare di curare a dovere i propri malanni.
Ma l’ex Kuban non è stato l’unico colpito da acciacchi fisici. A inizio novembre, nella partita contro Venezia, si era fermato anche Kelvin Martin, fondamentale dinamo di energia in uscita dalla panchina, cruciale con il suo impatto difensivo in una squadra che non fa esattamente della difesa il suo punto di forza (113.8 il rating difensivo, dodicesimo in serie A). Problemi muscolari, inizialmente con un recupero stimato in un mese, che sono presto diventati due, facendolo rientrare solo domenica scorsa contro Brescia, dopo ben tredici gare totali saltate.
In mezzo un paio di assenze per Pietro Aradori a completare un quadro che, con il doppio impegno pendente, non è stato semplice da gestire. Specie nell’ultimo periodo, dove sono arrivate sei sconfitte in otto partite, portando a qualche frizione anche all’interno della società, con la parte dirigenziale (Massimo Zanetti e il suo braccio destro Luca Baraldi) non sempre sulla stessa lunghezza d’onda del duo Dalla Salda-Martelli, al punto da inserire in organigramma Paolo Ronci, uomo fidato di Zanetti, ed ex DG della Virtus Roma.
BENISSIMO IN EUROPA, MENO IN ITALIA: PERCHÉ’?
Un’altra questione che ha generato incomprensioni e malumori è stato l’andamento totalmente inverso tra Coppa e campionato: se in Champions League la Segafredo finora è stata una delle squadre da battere, in campionato, dove l’attenzione è chiaramente maggiore, gli stenti sono parecchi. Brutte le sconfitte casalinghe con Cremona e Sassari, inatteso il tonfo di Pesaro. Le intenzioni erano quelle di rimanere continuativamente dentro le otto. La realtà parla, al momento, di una qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia da conquistare domenica a Masnago contro Varese. Ma da dove nasce questa disparità di rendimento?
Chiaramente c’è un differenza di livello tecnico alla base. La Champions League resta pur sempre la terza Coppa Europea per importanza e questo si nota. Per di più la Virtus ha anche pescato bene nel sorteggio dei gironi, non trovandosi di fronte squadre come Bamberg, Hapoel Gerusalemme, Venezia, Avellino, AEK Atene o Iberostar Tenerife, tutte finite altrove, anche da avversarie dirette. Per dire, Olimpia Lubiana e Neptunas Klaipeda, ultima e penultima nel girone dei bianconeri, schierano in campo solo due stranieri, contro i sei di cui Sacripanti può disporre.
C’è poi anche un discorso di preparazione alle gare. Giocando ogni tre giorni risulta più complicato lavorare in palestra per curare i dettagli sui prossimi avversari. Vale per la Segafredo, ma anche per gli avversari. Meno preparazione alla partita significa affidarsi maggiormente al talento dei giocatori piuttosto che alla tattica per risolvere le partite. E la Virtus, gruppo più di talento e energia che di testa e applicazione, può solo averne da guadagnare.
In Italia, invece, spesso le avversarie hanno un’intera settimana per pianificare ogni minimo dettaglio, potendo così limare l’eventuale gap in termini di talento e profondità. Kevin Punter, grandissimo talento offensivo, ma con una taglia fisica ridotta per il ruolo (1.90 scarsi per 85 chili), in Europa, contro difese meno pronte al suo gioco, produce 17 punti di media col 51% dal campo e il 48% da tre, mentre in campionato passa a 15 punti col 44% al tiro e il 37% da tre. Il 48% europeo al tiro di Amath M’Baye diventa un 38 scarso in Italia. Gli 11 punti e 7 rimbalzi di Brian Qvale calano a 7+4 in serie A.
DOMENICA A VARESE, A CACCIA DI UN POSTO IN COPPA ITALIA
Valutazioni che non tolgono merito a quanto fatto fin qua da Bologna (notevoli le vittorie sui campi di Besiktas e Promitheas Patrasso) ma che, in un clima sempre tendente al pessimismo cosmico, hanno ingigantito gli stenti italici, sminuendo al contempo le buone cose viste in giro per il Vecchio Continente.
Ora, però, l’emergenza sembra rientrata. Domenica, per la prima volta da tempo immemore, la squadra ha giocato al completo e a breve anche Moreira sarà a disposizione. In casa Virtus tutti toccano ferro e fanno gli scongiuri del caso. Domenica arriva una partita cruciale per non mancare il primo obiettivo stagionale. Poi ci sarà da spingere sul pedale del gas, per svoltare una stagione fin qui contraddittoria.