Due competizioni, due identità. Era scritto che sarebbe andata così, ma in casa Virtus Bologna è una sensazione nuova. Probabilmente mai provata in precedenza, vista la distanza dall’ultima vera partecipazione in Eurolega.
Era stato anticipato, e i tifosi si stanno abituando: tra il martedì e il venerdì, per le sfide sul massimo palcoscenico europeo, la Virtus ha un volto. Il sabato e la domenica, per gli impegni di campionato, completamente un altro.
E sono due facce diverse anche dal punto di vista dei risultati. Perché, se in Italia i bianconeri veleggiano serenamente al primo posto imbattuti, aiutati anche da un calendario non certo impossibile (seconda Strength of Schedule più bassa del campionato, dietro solo all’Olimpia Milano, dati Hack-a-Stat), in Eurolega le sconfitte stanno iniziando ad accumularsi: sette in undici incontri.
Certo, sconfitte che non segnano ancora un punto da pressione del bottone “Allarme”. Gli uomini di Scariolo sono caduti tante volte in volata, anche per via dell’inesperienza di buona parte del roster a certi livelli. Ma a far da contraltare al ko casalingo da applausi con l’Efes, ci sono i rovesci decisamente più dolorosi con Zalgiris, Asvel e Panathinaikos. Partite a lungo comandate e perse nei minuti finali.
La classifica è ancora cortissima. Non c’è, molto probabilmente, l’assillo obbligatorio della partecipazione ai playoff. Ma se i bolognesi vogliono avere un ruolo da protagonisti per il resto della stagione, devono iniziare ad essere più cinici e a mettere in cascina vittorie.
Le buone notizie arrivano da un attacco che dopo un inizio traumatico, da meno di 65 punti e 92 di rating offensivo nelle prime quattro partite, sta iniziando a trovare maggiori certezze. Risultato frutto di un naturale adattamento di un roster profondamente rinnovato che ha impiegato, e ancora impiegherà, tempo per trovare i suoi equilibri definitivi.
La Virtus ora sembra avere più focus offensivo, in particolar modo nel cercare quelli che devono essere i propri fari in attacco. Lampante, in questo senso, il dato di tentativi e punti per possesso in situazioni di catch&shoot delle prime quattro gare confrontati con quelli delle ultime sette.

I bianconeri stanno riuscendo a garantire più tiri dal perimetro a tutti i propri esterni. E se nel caso di Ojeleye, per esempio, il numero di tentativi a partita è sostanzialmente invariato (sempre circa due a incontro) e si è assistito a un aumento delle percentuali realizzative, per il resto possiamo vedere come tiri che inizialmente erano di Weems siano stati redistribuiti tra i vari Lundberg, Hackett e Cordinier. Con risultati eccellenti, specialmente per i primi due.
Discorso a parte, poi, per Jordan Mickey, altra chiave di volta per l’attacco virtussino. L’ex Zenit ha cominciato a cercare maggiormente il tiro da fuori, passando da due a tre tentativi a partita. E, nel farlo, ha aumentato la propria fiducia esponenzialmente, come vediamo anche dai dati di punti per possesso.
Questione centrale per la Virtus. Avere un quattro che possa aprire sistematicamente il campo e punire sugli scarichi permette di liberare area e spazi per il pick&roll.
Non casualmente i beneficiari di questi sono stati Mam Jaiteh e Ismael Bako. Se nelle prime quattro partite di stagione la coppia aveva prodotto in totale due punti su sei possessi da pick&roll, nelle successive sette gare i punti sono diventati ventisei in diciassette possessi. Il centro francese è un caso interessante.
Lo spazio che Mickey libera aprendosi in ala dietro i tre punti obbliga Derrick Williams a uscire dall’area, Cordinier tiene in “ostaggio” Gudaitis col palleggio e Jaiteh può girargli tranquillamente alle spalle
Ha avuto partite con tabellini da stropicciarsi gli occhi (20+10 ad Atene contro il Pana, 15+9 contro la Stella Rossa), ma in generale sta continuando a dare la sensazione di non avere la durezza e la costanza necessaria per essere un giocatore di reale impatto nella competizione.