Se andiamo ad acquisire le prestazioni sportive di Milos Teodosic non è che poi ci mettiamo a fianco micio micio bau bau.
Questa la frase forse più rimbalzata su social e siti internet pronunciata da Luca Baraldi, AD della Virtus Bologna, nella conferenza stampa di presentazione della campagna abbonamenti, il 17 luglio.
Una frase che in sé racchiude perfettamente tutto quello che è il mondo bianconero in questo momento. Dal punto di vista dell’ambizione, dell’urgenza di appagarla e della capacità, da affinare, di gestire quest’impellenza.
In un’immagine la VNera raffigurata precisamente nel suo stato attuale: un giocatore di enorme richiamo, un amministratore delegato che foraggia i sogni dei propri tifosi e un’espressione che, nella sua genuinità, stona con tutto il contesto. Non per il contenuto, quanto per la forma. Che fa un po’ sorridere.
FUOCHI D’ARTIFICIO E SPINE
L’estate della Segafredo è corsa via così: tra alti tonitruanti e inciampi rumorosi. Un giorno si avvicinava Teodosic, quello dopo ci si inerpicava con FIBA e FIP per la questione Champions. La mattina arrivava la firma di Fontecchio, quella dopo la retromarcia, su spinta, tra le varie cose, dei tifosi. Oggi il roster sembrava completo, domani nasceva la querelle Aradori, sventolata sulle pagine dei quotidiani a suon di interviste e status social.
Insomma, un quadro pittoresco, che sembra arrivato al termine della sua laboriosa composizione e ora lascia il tempo per qualche riflessione.
Intanto quello che c’è di ufficiale: Teodosic, Markovic, Gaines, Weems, Ricci, Hunter, Gamble, Stefan Nikolic. I nomi di un mercato, obiettivamente, di alto rango. Nomi che autorizzano i tifosi, se non a sognare, almeno a fregarsi le mani in attesa della prima palla a due ufficiale. A maggior ragione dopo il proclama dello stesso Baraldi, che ha già fissato nei primi quattro posti in campionato e nella finale in Eurocup (che garantirebbe l’accesso in Eurolega) gli obiettivi stagionali.
Il duo Djordjevic-Ronci, sul mercato, ha ricostruito dalle fondamenta una squadra che ora assomiglia molto di più all’identikit ideale per il coach di Belgrado. Ci sono le doti creative del duo Teodosic-Markovic, quelle realizzative sul perimetro di Gaines e nel pitturato di Hunter. I blocchi di cemento di Gamble, la dinamicità di Kyle Weems e la doppia dimensione del duo Ricci-Baldi Rossi.
Una Virtus che avrà opzioni offensive, ma anche giocatori con le caratteristiche per organizzare una difesa presentabile. Attendendo di conoscere il nome che sostituirà Aradori (ma a cui saranno chieste cose molto diverse da quelle che portava l’ex capitano) e vedendo con calma cosa potranno dare alla causa Pajola e Nikolic.
Un roster al momento di undici giocatori, dodici nei desiderata, apparentemente attrezzato per reggere l’urto della doppia competizione. Che, con l’Eurocup, sarà più probante dell’anno scorso.
Poi c’è il contorno che ha portato alla formazione di questo roster. E, come visto sopra, si tratta di un contorno che non è sempre stato definito da colori rosei. Tra comunicazione e gestione del personale ci sono state alcune cadute evitabili, che certo non hanno giovato all’immagine del club.
I “casi” Fontecchio e Aradori sono i più eclatanti. Con il primo c’era già l’accordo sostanziale per la firma e la promessa di un ruolo da titolare. Poi l’alt intimato dalla dirigenza. Per una divergenza di vedute con lo staff sul come completare la squadra, ma anche assecondando i mal di pancia della piazza, che rinfacciava a Fontecchio la retrocessione del 2016. Il secondo, invece, a circa un mese di distanza, è finito fuori dai giochi, scaricando la propria frustrazione pubblicamente. Lamentando la discrasia del vedersi promosso capitano a febbraio, salvo sentirsi dire di non rientrare nei piani sei mesi più tardi.
Tarando quello che poi la Virtus ha fatto, laddove in luogo di Fontecchio è arrivato Weems che oggi sembra giocatore migliore e considerando Aradori effettivamente fuori luogo viste le richieste tattiche di Djordjevic, resta l’impressione di una società che, nello specifico, ha agito da una parte con troppa fretta e dall’altra si è fatta prendere di sorpresa da una situazione covata in grembo da tempo.
BERTOMEU GUARDA BOLOGNA, WILD CARD?
Errori che, visti da fuori, sono sembrati dettati anche dalla tanta voglia di rimettere in pista una squadra di primo livello. Voglia tradottasi in fretta, raramente buona consigliera. Specialmente quando alla porta c’è una potenziale wild card di Eurolega ad attendere i bolognesi.
La notizia si è sparsa nei giorni scorsi pur non essendo una sorpresa in assoluto. Che da ECA la Virtus venga monitorata attentamente non è un mistero e nemmeno una stranezza. E, a maggior ragione, l’attenzione nel gestire tutto quello che è di contorno al campo deve essere tenuta altissima. Perché se c’è una cosa che ECA ha mostrato chiaramente in questi anni è l’intenzione di aprire le porte, fuori dalle proprie affiliate di maggior peso, solo a chi dimostra di avere una struttura credibile almeno sul medio termine.
E per fare questo non basta certo mettere in pista un roster di livello per una stagione: serve programmazione, struttura e una gestione professionale anche degli aspetti apparentemente secondari. Serve seguire un piano senza voler compiere i passi più lunghi della propria gamba.
DJORDJEVIC HA LA VIRTUS CHE VUOLE, MA SERVE CALMA
Parte dei problemi avuti sono derivati anche dall’arrivo in corsa di Djordjevic nel 2019, che gli ha lasciato in eredità un roster non suo. Alcune difficoltà di costruzione sono naturalmente imputabili a questo. Ora c’è a tutti gli effetti la sua squadra, la cui gestione dovrebbe essere più semplice.
La società negli ultimi mesi si è messa quasi totalmente nelle sue mani, ma ora deve iniziare a lavorare per rafforzarsi e creare una rete che possa essere supporto fondamentale per coach e squadra. Che gestisca l’extra campo in maniera efficiente, mettendo a tacere sul nascere situazioni polverose quando necessario.
Che si stia provando a creare qualcosa di significativo è evidente (in tal senso va letta anche la creazione della sezione femminile che giocherà il campionato di serie A), ma serve pazienza e tanto lavoro sporco dietro le quinte.
Perché è vero che, a questo punto, con le premesse buttate in campo, non è più il tempo dei micio micio bau bau. Ma lo è altrettanto il fatto che per competere con bestie di grossa taglia è necessario avere un manico solido, organizzato e affidabile.