Il Partizan si conferma una delle squadre più calde di Euroleague sbancando Bologna. Cosa ha impedito alla Virtus di Scariolo di arginare il fiume serbo? Ecco GamePlan: alcuni spunti e chiavi tattiche che provano, andando oltre al 79-88 finale, a spiegare come Obradovic sia riuscito a prevalere nel confronto con Sergio Scariolo.
Ricezioni profonde
Il cambio sistematico del Partizan sulle uscite di Teodosic e Belinelli consente ai bloccanti Virtus di ricevere molto vicino al ferro. Jaiteh in particolare riesce a punire la pigrizia nella presa di posizione dei piccoli di Obradovic. L’obiettivo di Scariolo, raggiunto particolarmente nel primo tempo, è quello di sfruttare la superficialità nella transizione difensiva dei serbi e sfruttare i mismatch spalle a canestro con tutti gli esterni a disposizione. Quando alle Vu nere è concesso esclusivamente di finalizzare il vantaggio acquisito, i dividendi sono notevoli. Quando invece la ricezione è dinamica, vedi short roll di Bako e Ojeleye, i risultati sono alterni.
La battaglia dei possessi
Andando a spulciare le analytics nel prepartita, era possibile notare come il Partizan fosse agli ultimi posti nelle classifiche di pace e rimbalzi offensivi. Alla Unipol Arena, però, è andato in scena il teatro dell’assurdo: nella serata in cui il rimbalzista più temuto dei belgradesi, all’anagrafe Matthias Lessort, è risultato meno detonante del solito, i 12 rimbalzi offensivi concessi dalla Virtus sono stati un fattore determinante. 3 di Leday e 3 di Exum non erano stati messi in preventivo dallo staff di Scariolo: la questione non è stata tanto dovuta da scelte strategiche o tattiche, ma banalmente dall’energia dei quintetti di Obradovic.
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— Turkish Airlines EuroLeague (@EuroLeague) March 7, 2023
Milos e Beli in apnea
Sin dal primo possesso, la scelta di Obradovic è stata chiarissima: negare qualsiasi ricezione sul perimetro ai tiratori della Virtus. Gli unici in grado di prendersi tiri comodi erano Mickey e Pajola: concedere solo 8 tentativi da 3 alla coppia Teodosic-Belinelli è stata una delle chiavi del successo di Obradovic. Troppo spesso, quando si guarda alla prestazione di Kevin Punter, si evidenzia le percentuali in attacco e la letalità del jumper: a maggior ragione contro la Virtus, invece, passa colpevolmente sotto silenzio il lavoro difensivo dell’ex Olimpia Milano. Segue come un ombra il mago di Valjevo, costringendolo a liberarsi immediatamente del pallone per l’enorme pressione. Alla fine saranno 12 assist, sì, ma anche 8 palle perse. Per Beli, invece, Scariolo ha predisposto una serie di stagger su lato debole, disinnescati dal doppio cambio ordinato dallo staff di Obradovic: all’inizio era il primo marcatore del #3 a cambiare sul lungo della Virtus spalle a canestro ma, nel momento dello strappo decisivo, è stato sovente il primo dei difensori bloccati a prendere in consegna il post e garantire un angolo migliore di anticipo sul lob.
Fronte a canestro
Dopo 3 quarti equilibrati, il parziale del 4° quarto (16-23) deriva da un’evidente superiorità atletica. Come sfruttarla, dopo che l’assenza di Shengelia non ha impedito alla Virtus di martellare il post con tutti gli elementi del roster (Abass, Hackett, Ojeleye)? Attaccando dinamicamente fronte a canestro: il secondo/terzo passo di Exum è limitabile da pochissimi corpi di Euroleague, mentre James Nunnally si è dimostrato chirurgico nel trovare la retina col buon vecchio palleggio-arresto-e-tiro sui close out da lato debole. La Virtus ha spesso prediletto stunt da lato forte, favorita dalla mancata volontà di sfruttare quella sponda del Partizan: Obradovic, preoccupato di rimanere isolato nel quarto di campo, ha predisposto ribaltamenti continui, che alla lunga hanno logorato le rotazioni virtussine.