Sono state giornate molto frenetiche in casa Virtus Bologna. La Segafredo, dopo settimane di silenzio, ha annunciato quasi tutto il roster della prossima stagione e ora sta lavorando alle ultime possibili aggiunte come quella di Rayjon Tucker. Tuttavia, la questione più bollente in pentola non riguarda il mercato ma le dinamiche societarie. Come vi abbiamo spiegato, infatti, c’è la forte possibilità dell’ingresso di una cordata israeliana inizialmente come terzo partner ma destinato poi ad assumere le quote di maggioranza della Virtus. Operazione non semplice, visto che bisogna calcolare anche le richieste e i desideri non solo del proprietario Massimo Zanetti ma anche dell’altro azionario Carlo Gherardi. Tuttavia, le trattative sono in corso e si sta ragionando per trovare un accordo.
Ufficialmente, la Virtus ha smentito queste voci e lo stesso proprietario della Virtus Massimo Zanetti si è spinto anche oltre, dipingendo come false le voci attorno alla cordata israeliana. Il proprietario di Segafredo, recentemente intervistato da Giffoni Sport, ha affermato che questi rumors sono “roba inventata dai giornali” ribadendo la propria volontà di rimanere a capo della Virtus.
Non è vero. Io resto là e non me ne vado. I giornali hanno inventato questa roba con gli israeliani ma non è così. Adesso le prime partite le faremo all’Unipol Arena e poi faremo il nuovo palazzetto pronto nel 2026, dodicimila posti. Quindi fino al 2026 io resto là. Ovviamente dico anche ai tifosi del Bologna che non sono immortale. Parliamo del progetto del palazzetto dal 2019 e con il Comune abbiamo fatto tante conferenze stampa. Ho detto diverse volte che se non avessimo potuto a Bologna, l’avremmo fatto a Castel San Pietro.
Nonostante la forte smentita, comunque, Zanetti si è spinto a dare rassicurazioni fino al 2026. Dopo quella data non si sa cosa potrebbe accadere, sempre che effettivamente fino al 2026 si arrivi. Da nostre fonti la trattativa con gli israeliani c’è ed è realmente impostata, ma proveremo a fare comunque fede alle parole del patron della Virtus. Zanetti non si ferma qui, e parla anche dell’appeal della Virtus Bologna rispetto a quello di altre società come l’Olimpia Milano.
Noi abbiamo più tifosi di alcune squadre di calcio: Fiorentina, Genoa e Bologna si attestano sui 350-500mila tifosi; la Virtus ha più di un milione di tifosi. Milano ha tutto, è una grande città, ma non è che sia molto simpatica. Bologna è più simpatica, perciò ha molti tifosi. Il palazzetto nuovo consente anche di migliorare la capacità di penetrazione del brand, possiamo fare supermercato, ristorante, centro commerciale.
Parlando di una possibile fine del proprio mandato da proprietario della Virtus, Zanetti ha anche ripercorso gli inizi di questo progetto e le motivazioni che lo hanno spinto ad investire nelle Vu Nere.
Ero già nella Pallacanestro, a Gorizia. Inoltre le sorelle di mia madre giocavano a pallacanestro e mio padre negli anni Venti-Trenta si avvicinò al Basket perché in campo c’erano anche belle donne con i pantaloncini corti. – sorride – Ci sono poche cose belle per l’uomo e la donna: l’arte, lo sport e la gioventù, che provocano entusiasmo e gioia.
Tralasciando alcune note di queste dichiarazioni, ma sempre parlando di donne, molto recenti sono le polemiche riguardanti la chiusura della Virtus femminile. Zanetti è sempre parso molto affezionato e pronto ad investire nel progetto, che però si è concluso in malo modo. Con sommo dispiacere di tifosi e giocatrici, come testimoniano le parole di Cecilia Zandalasini.
Putroppo il basket femminile lo abbiamo tolto di mezzo definitivamente. Non veniva nessuno alle partite, neanche alla Finale dello scudetto. Abbiamo un centinaio di ragazzine che fanno basket e giocano nelle squadre minori, ma dati i costi della controparte maschile abbiamo preferito togliere di mezzo la prima squadra e valorizzare il settore giovanile. Per il futuro non si sa, ma per ora va bene così. In ogni caso, io resto lì. Le testate giornalistiche devono scrivere tutti i giorni e inventano tante cose, ma io non me ne vado. Anche se non sono immortale e ho già una certa età (ride, n.d.r.)