Il momento tanto atteso sembra essere finalmente arrivato. Il prossimo incontro di New Orleans contro Utah di questo giovedì notte, infatti, potrebbe sancire ufficialmente l’esordio in NBA di Zion Williamson. I Pelicans, così come tutto il popolo del basket, lo aspettano a braccia aperte ormai da tempo, col countdown per il suo rientro che sembra ormai essersi esaurito. La first pick dello scorso Draft, dunque, dopo il rovinoso infortunio riscontrato alla vigilia dell’inizio di stagione, sarà presto a disposizione di coach Alvin Gentry, in modo da inseguire un sogno playoff che, nonostante un 14esimo posto a Ovest tutt’altro che incoraggiante, rimane soltanto a 3 vittorie di distanza. Con uno Williamson in più, del resto, tutto sembra possibile.
IL SIGNIFICATO
Quello di Zion Williamson è un esordio dal significato unico nel suo genere. Non soltanto per il fatto che si tratta della prima scelta dell’ultimo Draft NBA, ma soprattutto per il valore in sè dell’atleta e di ciò che ne deriva.
Un fattore che ha condizionato in toto la scelta di New Orleans di privarsi di un campione come Anthony Davis. Quel first pick conquistato in seguito alla trattativa mirava a uno scambio di testimoni fra stelle NBA. Una del presente, l’altra del futuro, considerando che un’attesa come quella per l’esordio di Williamson non la si vedeva dai tempi di Michael Jordan.
Le ambizioni dell’ala di Chicago lo hanno condotto ai Lakers con King James. Il pensiero di molti, tuttavia, era e rimane che a fare l’affare, in realtà, siano stati proprio i Pelicans. Tenendo conto, tra l’altro, di tutto ciò che ne è conseguito per New Orleans: Lonzo Ball, Brandon Ingram, Josh Hart e tre prime scelte, fra le quali la stessa dell’ex Duke. I numeri mostrati al freshman year a Duke (media di 22.6 punti, 8.9 rimbalzi, 2.1 assit) creano lo sfondo ideale intorno al concetto cardine. L’attitudine, il carisma, lo spettacolo figlio dell’esplosività dimostrate fin qui hanno convinto tutti, Pelicans in primis nello sbilanciarsi così tanto pur di averlo.
Zion Williamson, prima ancora di aver calcato per la prima volta il parquet dei Grandi, cela in sè il bagliore della nuova generazione di pallacanestro, nel momento probabilmente di massimo lustro e splendore della lega. La volontà di vederlo in azione è sotto gli occhi di tutti nel globo, in virtù, tra l’altro, dell’ottimo rendimento già in pre season: con una media di 23 punti, 6 rimbalzi e 2 assist in 27 minuti di gioco il suo graduale e incisivo inserimento ha portato a 4 vittorie su 4 negli anticipi di stagione e a una consapevolezza. Quella che l’ex Duke potesse fare fin da subito la differenza ai Pelicans e in NBA.
LA NOTIZIA
I retroscena del suo rientro sono stati riportati negli ultimi giorni da Mitch Lawrence, giornalista di SiriusXM NBA Radio. Le condizioni di Williamson, al momento, sarebbero congeniali per far pensare all’esordio, motivo che avrebbe spinto coach Gentry a testarlo in un 5 contro 5 nel prossimo allenamento. Un ultimo, decisivo test, per capire fino in fondo se si tratterebbe di un azzardo oppure di un’idea figlia del buon senso.
Nonostante sia stato già fatto un giorno preciso in merito (la notte del 17 gennaio contro i Jazz) la volontà della dirigenza dei Pelicans è quella di procedere con cautela, senza sbilanciarsi eccessivamente. Quantomeno nelle dichiarazioni.
“Non si può ancora chiudere il cerchio”.
Le condizioni fisiche pressochè perfette dell’ex Duke, quindi, non garantiscono al 100% il suo esordio da questo giovedì. Le 3 vittorie di distanza dalla zona Playoff, del resto, permettono ai Pelicans, da un certo punto di vista, di non affrettare eccessivamente i tempi. Da un punto di vista prettamente mediatico e tattico, tuttavia, sembra davvero che non si possa più aspettare: Zion Williamson deve scendere sul parquet dello Smoothie King Center il prima possibile, entrando così in condizione con la squadra e con la filosofia di gioco di New Orleans, in vista di ipotetici Playoff. Un concetto, quello del gioco, costruito tra l’altro intorno all’esplosività della sua pallacanestro.
IL RETROSCENA
Negli ultimi giorni, intanto, è emerso un clamoroso retroscena intorno alla figura di Williamson. Intorno a lui e alla scelta di passare in NBA dopo appena un anno di college.
Il prorompente impatto avuto tra le fila di Duke, il valore mostrato in NCAA e il potenziale che ne è derivato hanno fin da subito convinto tutti, in particolare i piani alti di una NBA sempre più improntata a un’esordio anticipato dei giocatori. 19 anni, del resto, rimane un’età giovane e delicata per l’esordio di un atleta, per quanto carismatico, determinato e forte possa essere.
“Nessuno mi crede mai. Io volevo davvero tornare indietro”.
Questa la clamorosa rivelazione, da parte direttamente di Williamson. La sua volontà, al tempo della decisione di passare subito o in seguito in NBA, era quella di rimanere un altro anno al college, in modo da poter proseguire e arricchire il proprio percorso di crescita come sophomore.
L’aspetto economico, dunque, è da escludere nei piani del giocatore. Il biennale da 20 milioni di dollari garantitogli da New Orleans rimane un ottimo deterrente, questo è certo, ma dietro alla scelta di accettare fin da subito la sfida dell’NBA c’è la volontà di perseguire il meglio per la sua carriera.
Ne è convinto Mike Krzyweski, coach di Duke, definendo quella dell’NBA una chiamata unica, che può arrivare una sola volta nella vita e che va dunque colta al volo, senza pensarci sopra più del necessario. Una scelta che sembra portare verso la giusta via, almeno finora, in virtù dell’ottima pre season disputata e delle premesse intorno al suo esordio, che tutti sperano di vedere questo giovedì contro Utah. Tutti, tranne probabilmente gli stessi Jazz.