Dopo essersi goduti la bellissima serie tra Celtics e Raptors, l’impressione è che sia passata la squadra capace non solo di difendere meglio, ma anche quella in grado di crearsi – e mettere – tiri scomodi, anche quando il gioco si rompeva e c’era bisogno di un’azione individuale per venire via con due o tre punti.
Sono tanti i giocatori di Boston ad essersi messi in mostra in maniera più o meno attesa: uno di questi è senza dubbio Jaylen Brown.
L’ex università di California ha svolto un lavoro eccellente su ambo le metà campo, risultando un ottimo difensore e un attaccante sufficientemente affidabile per prendersi il ruolo di seconda punta dietro a Tatum quando veniva meno l’apporto di Kemba.
Tu non puoi passare!
L’aspetto del suo gioco che forse ha fatto più impressione durante la serie è stata la sua difesa, in particolare su quello che dovrebbe essere il miglior giocatore dei Raptors, nonché unico All-Star della squadra, Pascal Siakam.
Brown ha marcato il camerunense per oltre 37 minuti nella serie, per un totale di 135 possessi: in essi, Siakam ha segnato solo 43 punti, con il 44% dal campo e il 16% da tre punti. Siakam poi ci ha messo del suo, tirando le triple open con il 12% e quelle wide open con il 20%, ma in generale la difesa di Boston ha vinto in maniera schiacciante contro di lui; lo ha limitato contro di lui nelle penetrazioni (tenendolo a 3.7 punti per possesso contro i 5.7 della stagione regolare) e in transizione (0.80 punti per possesso nei playoff contro gli 1.17 della stagione regolare).
Qui due esempi dell’ottimo lavoro di Brown, spalle a canestro contro Siakam e difendendo un drive a canestro. Nei playoff, il giocatore dei Raptors ha tenuto ottimo cifre in situazioni di post up, 0.98 punti per possesso.
Qui, invece, il giocatore di Boston è provvidenziale anche in aiuto dal lato debole. Chiaro, Siakam avrebbe potuto e dovuto finire, considerata la posizione: però, il fatto che Brown si sia materializzato dal nulla in un amen ha certamente influito sull’esito del tiro.
Jaylen Brown non è il miglior difensore dei Celtics solo perché Marcus Smart gioca nella sua stessa squadra.
Finalmente ventellista!
Quando il numero 7 dei Celtics ha firmato il suo rinnovo del contratto – ormai quasi un anno fa – in molti sono rimasti colpite dalle cifre da top: 115 milioni in quattro anni. Non è il massimo a cui Danny Ainge si sarebbe potuto spingere (circa 130 milioni), ma ci andiamo molto vicini. L’idea è che Boston scommettesse su un giocatore sì di valore, ma non ancora pronto a ricevere certe cifre, almeno stando al suo rendimento.
Ecco, dopo questa stagione e questi playoff, i dubbi sono stati velocemente allontanati, complice il suo eccellente rendimento su entrambe le metà campo.
Dalla stagione regolare ai playoff, la sua media punti è leggermente aumentata, da 20.3 punti ai 21 attuali; la percentuale da tre è scesa sensibilmente, dal 38% della regular season al misero 30% attuale, però con due tentativi di media in più fatti registrare a partita. E, per quanto strano, a non entrargli sono i tiri più aperti (25% nelle triple wide open) che quelli contestati (quasi il 44% nelle triple tight, cioè col marcatore tra i 60 centimetri e il metro e venti dal tiratore). Al contrario, sta tirando al ferro con percentuali efficientissime (69%) e sta sostituendo l’efficienza perduta nel tiro da tre con quella nei long two, i tiri dalla media appena dentro l’arco del tiro da tre, un tipo di tiro che Jaylen Brown sta convertendo con il 52%, nel 90esimo percentile di Lega.
In questa situazione, Brown avrebbe anche potuto prendersi un tiro da tre contro un avversario più basso di lui e che non lo marcava stretto. Invece, mette palla per terra e, anticipando l’aiuto di Siakam che si era alzato per chiudergli il lato sinistro del campo, si alza con un palleggio, arresto e tiro trovando due punti.
Brown è un giocatore estremamente intelligente e con un grande tempismo quando si tratta di muoversi senza palla, anche se apparentemente non sfrutta abbastanza questa sua dote; nei playoff, i tagli costituiscono meno del 5% del suo gioco, situazione però in cui produce 1.64 punti per possesso, nel centesimo percentile della Lega (pur se con un campione di possessi molto piccolo, come spiegato).
La verità è che, dentro l’arco, Brown sa prendersi qualunque tiro, anche se spesso ciò avviene grazie ad un passaggio di un compagno; è rarissimo vederlo in isolamento, tant’è vero che due terzi dei tiri che si è preso finora in questi playoff sono assistiti, e sono solo tre le triple “non assistite” segnate).
Brown è emerso come un secondo-barra-terzo violino offensivo a seconda delle serate; soprattutto, sta crescendo come un vero two way player. Quando i Celtics hanno scommesso su di lui prolungandogli il contratto, speravano proprio di vedere questa versione di Jaylen Brown, con cui ora tentano l’assalto alla Eastern Conference e alla vetta della NBA.