Kyle Hines: “Milano e Mosca, sfide affascinanti e l’anno prossimo…”

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La trascrizione dell’intervista esclusiva a Kyle Hines che potete trovare in versione video sul canale Youtube Backdoor One to One, in versione audio sul canale podcast dedicato su Spotify e Apple Podcast e qui sotto in versione testuale.

Sei padre di tre figli e sei contemporaneamente un giocatore professionista di altissimo livello. Come fai a conciliare le due sfere del quotidiano, stando talvolta distante dalla tua famiglia per una o due settimane di fila?

Per prima cosa è importante avere sicurezza nella vita privata. Avere al mio fianco persone che si fidano così tanto di me mi garantisce di concentrarmi esclusivamente nell’ambito professionale nei momenti in cui gioco e dedicarmi completamente a loro quando sono con loro. Essere padre è un grandissimo esercizio di equilibrio: quando abbiamo giorni di riposo o momenti in cui abbiamo meno allenamenti cerco di passare sempre più tempo con loro. Non è mai facile trovare un equilibrio con una stagione così lunga e un calendario così intasato ma sono prima di tutto un genitore, quindi la mia priorità è crescere loro. Ovviamente, anche trasmettendogli quelli che credo siano i valori fondamentali per una carriera da atleta professionista: gestire gli infortuni, relazionarsi coi compagni di spogliatoio…

Al college hai giocato per quattro anni a UNC Greensboro. È vero che è stata l’unica università, tra quelle disposte a metterti a disposizione una scholarship, che hai preso in considerazione?

Sì, perché è stata anche l’unica che ho visitato. Dopo il mio ultimo anno alla high school sapevo di avere diverse offerte, ma sin dalla mia visita a UNC Greensboro sono rimasto colpito dal programma di cui avrei fatto parte. Anche i workout successivi sono andati benissimo e la scelta, di conseguenza, è stata abbastanza semplice. Rispetto ad altri miei coetanei non ho avuto troppi dubbi, ho preso la decisione tra i primi in modo da pensare alla mia sistemazione con più calma.

È vero che anche oggi ti ritrovi a commentare le partite di UNC Greensboro coi tuoi compagni dell’epoca?

Giusto! Cerchiamo sempre di tenerci in contatto e di vedere le partite insieme. Mantenere un rapporto anche a distanza di tanti anni non è semplice ma, grazie al lavoro del coaching staff dell’epoca, tutti siamo impegnati nel restituire almeno in parte quello che UNC Greensboro ci ha dato per la nostra carriera e per la nostra vita. Quando posso torno negli USA a contribuire in prima persona allo sviluppo del college, sarò sempre in debito con loro.

Hai iniziato la carriera in Europa qui in Italia, in A2 a Veroli con coach Trinchieri…

Mamma mia quanti anni son passati, il tempo vola! (ride, ndr)

… quali sono i momenti migliori di quel periodo?

Ricordo in primis gli insegnamenti di Andrea: mi ha mostrato come essere un professionista, come adattarmi alla pallacanestro europea. Ha cercato sin da subito di migliorarmi: è vero che eravamo nella seconda divisione italiana, ma ha intravisto immediatamente la possibilità di farmi diventare un cestista di alto livello. Rispetto ad altri miei compagni di squadra, coach Trinchieri mi ha riservato un trattamento diverso: quasi sentivo di non meritarmi certe sue attenzioni, dentro e fuori dal campo, ma adesso so quanti rischi può correre un giovane americano alla prima esperienza oltreoceano. Non lo ringrazierò mai abbastanza per come mi ha protetto e quanto mi ha fatto crescere.